sabato 20 settembre 2014

Il numero di profughi in arrivo nella nostra provincia non deve far paura a nessuno



Quelli che arrivano sulle nostre terre, nascosti dentro a un camion o smistati dal Governo dopo una scommessa vinta contro la morte in mare e l’approdo nel nostro paese, non sono gli avamposti di un’invasione, come vuol farli apparire l'isterismo giornalistico e il propagandismo padanista, ma i riflessi di un enorme dramma planetario. La guerra, la violenza, l’ingiustizia, la miseria, sono parte di questo mondo, del quale facciamo integralmente parte e del quale non possiamo ignorare l’esistenza. Se non altro, perché dalle nostre terre siamo partiti verso tutti i lati del mondo a cercar fortuna e futuro, e qualcosa dovrebbe esser rimasto, in fondo in fondo, nella nostra memoria collettiva.
Ma fossimo anche smemorati, come in effetti ci piace essere, lo stesso non ci sarebbe alcun motivo per lanciare allarmi o addirittura seminare il panico come a qualcuno piacerebbe.
La gestione dei profughi in Italia non brilla per efficienza ed equità. Si risponde con la consueta logica emergenziale a quello, il fenomeno migratorio nel Mediterraneo e nel mondo, che purtroppo non possiamo considerare come un evento momentaneo destinato ad estinguersi rapidamente, ma va invece assunto come un dato di realtà con il quale confrontarsi per gli anni a venire. La logica dell’emergenza fa saltare qualsiasi regola e qualsiasi pianificazione e produce un effetto a catena, da emergenza si produce altra emergenza. L’“emergenza” dell’arrivo dei profughi genera l’“emergenza” della loro accoglienza che genera altre “emergenze”.
Il modo in cui il Governo agisce è dunque figlio dell’improvvisazione. Si prendono i profughi e li si distribuisce in giro per l’Italia, senza pianificazione e senza un disegno complessivo ma solo, per l’appunto, per tamponare l’“emergenza”. E il clima emergenziale ben si presta al diffondersi incontrollato di paure dal sottofondo ancestrale, l’arrivo del nuovo morbo, l’ebola, o il ripresentarsi di antiche afflizioni come la tubercolosi. Sono tutte sciocchezze, fantasmi irrazionali, ma sui meccanismi psicologici più elementari e immediati gioca spietatamente la propria partita una parte del mondo politico, e la propria partita commerciale buona parte del mondo dell’informazione.
Di emergenza in emergenza, di paura in paura, si smarrisce il senso e la razionalità di ciò che ci sta di fronte. Il numero di profughi in arrivo nella nostra provincia non deve far paura a nessuno, sono un infinitesimo rispetto ai quasi 900.000 esseri umani che popolano stabilmente la nostra provincia. Non portano guerra ma fuggono dalle guerre, non portano violenza ma fuggono dalla violenza, non portano malattie perché hanno già subito una selezione feroce nel viaggio che li ha portato in Italia e perché i controlli sanitari sono già stati fatti all'arrivo. Non rubano soldi e non rubano lavoro agli indigeni; anzi, se chiedono asilo politico, diventano vittime come gli italiani delle lungaggini eterne della nostra burocrazia.
Anziché temerli, è forse il caso di andarli a conoscere. Non solo nel loro, ma soprattutto nel nostro interesse.

Nessun commento:

Posta un commento