domenica 17 marzo 2013

Disagio sociale, la Provincia tenda una mano


Disoccupazione, precariato, contrazione dei consumi, rapida crescita della povertà, dilatazione delle zone di vulnerabilità della stessa sfera emotiva di persone  che molto spesso oggi portano a tragiche conseguenze,  hanno reso drammatica  la crisi economica, alimentata dalla politica del governo Berlusconi, e che ha ricevuto il colpo di grazia da  Monti, il proconsole insediato in Italia dalla Merkel per realizzare l’austerità fiscale. Una politica di austerità, fatta di  drastici tagli delle spese e di un aumento delle tasse, perverso, perché  ha infierito solo sui  ceti più deboli, della quale si era innamorata l’Europa,  
Un’austerità miope, al servizio dei poteri forti, che oggi, da quegli stessi che l’hanno voluta ed imposta, è considerata fallimentare. La stessa Commissione europea che l’ha imposta, oggi ammette di aver sottovalutato i danni che avrebbe provocato,  mentre ieri è rimasta sorda al richiamo di quanti mettevano in guardia che il taglio delle spese e l’aumento della pressione fiscale avrebbe finito per aprire ulteriori ferite ad economie depresse che già stavano attraversando gravi difficoltà, avrebbe portato alla scomparsa di migliaia di aziende, contratto la domanda di beni e servizi, avrebbe fatto esplodere la disoccupazione, avrebbe reso incerta la speranza nel futuro di milioni di giovani.
E in questo scenario, che oggi pesa come una cappa di piombo sui ceti meno abbienti, sulle imprese, sui giovani, sui pensionati, su un paese dove si sono fortemente indebolite le regolazioni collettive e la protezione sociale,  sono entrate prepotentemente in scena le stringenti regole di bilancio imposte dall’Europa la cui applicazione, secondo l’opinione diffusa degli economisti, genera conseguenze estremamente negative sull’Italia. Il governo Monti, con l’appoggio dei due terzi del parlamento, le ha materializzate, inserendo perfino il patto di stabilità nella Costituzione,  ignorando quanto esso sia dannoso e sbagliato.
Lo Stato e le amministrazione pubbliche non possono, infatti,  spendere più di quanto incassano in un contesto in cui molti enti locali indebitati sono stati messi dalla legge, che ha sostanzialmente sospeso la loro autonomia finanziaria, di fronte a due alternative, o tagliare i servizi pubblici, oppure aumentare le tasse. Con quali conseguenze? Un ulteriore impatto negativo sui cittadini, che è durissimo per le fasce dei  meno abbienti e che ha generato un disagio sociale che mette in discussione nell’individuo perfino le stesse certezze esistenziali. Di fronte a situazioni economiche insostenibili, molte persone, infatti, trovano nel suicidio l’unica via di uscita.  La perdita del posto di lavoro, le difficoltà di saldare i debiti sono le ragioni che nello corso anno  89 persone hanno deciso di chiudere con questa vita. Sono i suicidi della crisi.
E la regione italiana, che è più colpita da queste tragedie, è proprio il Veneto dove la crisi economica fa strage di imprenditori e persone licenziate o che non riescono a trovare lavoro.
In questo scenario di fragilità sociale, le forze politiche hanno il dovere, con umiltà, di farsi carico delle proprie responsabilità; debbono dire con chiarezza che l’austerità, il patto di stabilità danneggiano  inesorabilmente i cittadini, rende impotenti  le amministrazioni locali  per affrontare un qualsiasi nodo della crisi e che perciò il loro dovere prioritario è quello di agire per allentare la morsa che tiene in ostaggio del patto di stabilità i diversi miliardi che sono nelle casse degli enti locali, ma che non possono essere spesi, non possono essere utilizzati per realizzare opere pubbliche, creare posti di lavoro, mantenere i servizi ai cittadini.
Gli amministratori locali, che sono i primi sensori di questo diffuso malessere perché partecipi quotidianamente della vita dei cittadini,  possono svolgere un ruolo strategico perché  sono la prima e più diretta istanza su cui si riversano le attese e le speranze dei cittadini.  
Perciò la nostra Provincia deve assumere concrete iniziative per un attivo e fattivo contributo di solidarietà sociale per prevenire, alleggerire, farsi carico delle forme di disagio sociale connesse alla  crisi economica e occupazionale.
Secondo gli ultimi ultimi dati diffusi dall’ISTAT sulla POVERTA’ IN ITALIA anno 2011, l’11,1% delle famiglie italiane è relativamente povero (per un totale di 8.173 mila persone) di cui il  4,3% delle famiglie venete. Sempre secondo questi dati, il 5,2 % (3.415 mila persone) lo è in termini assoluti (il 3% circa residente in Veneto ). La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti  è pari a 1.011,03 euro al mese.

Sono cifre allarmanti che purtroppo fotografano quella che era la realtà del 2011, mentre lo scorso anno, definito “annus horribilis”,  la situazione è nettamente peggiorata e oggi, come dicono tutti gli indicatori, è  in drammatico progress. La Provincia non può e non deve, perciò, restare inerte,  non può essere solo spettatrice “dolente” e impotente, ma deve assumere un ruolo importante  per andare incontro, nei limiti delle sue competenze,  alla drammatica “emergenza” che si registra, anche nella nostra provincia, dove aumentano in maniera esponenziale le aziende che chiudono, il numero dei disoccupati e, purtroppo anche i suicidi della crisi. Situazione che è stata già evidenziata nelle audizioni della Caritas Provinciale e di altre Associazioni di assistenza laiche che hanno messo in evidenza con chiarezza, le reali necessità di un aiuto economico urgente e concreto.

Una iniziativa, che valorizzerebbe il sentimento di solidarietà sociale dell’intero Consiglio Provinciale, è quella del Microcredito per i lavoratori dipendenti, pensionati, ex lavoratori dipendenti e studenti lavoratori ed imprenditori . La forma di sostegno già esiste nella Provincia di Treviso ma è finanziata con una somma esigua (circa 50 mila euro) e che è limitata alla categoria degli imprenditori ed ex e in un numero molto esiguo di utilizzatori. 

 E’ urgente, invece, che venga istituito un fondo di Microcredito di 500.000 euro, in convenzione con un Istituto di Credito, disciplinato da un apposito regolamento del Consiglio provinciale,  che conceda piccoli prestiti “sociali” restituibili in due-tre anni con piccole rate, flessibili per quanto riguarda le scadenze e senza l’onere degli interessi. Le restituzioni andrebbero ad alimentare il fondo consentendo ad altri di potervi accedere. Sarebbe una  mano tesa a chi ha bisogno.

Un’altra iniziativa di solidarietà sociale è l’istituzione di un fondo Anticrisi, di 1.000.000 Euro, gestito direttamente dalla Provincia per il finanziamento degli Enti di Assistenza di volontariato maggiormente presenti nella Provincia di Treviso e regolato da un apposito bando da istituire entro l’anno corrente. Il relativo finanziamento si otterrebbe dalla dismissione di n. 229.472 azioni della SAVE Spa, riducendo di fatto del 50% la partecipazione della Provincia nella compagine azionaria della Società Aeroporti Venezia.

Una buona proposta da affiancare al numero verde regionale potrebbe essere anche la realizzazione di percorsi di “ Auto Mutuo Aiuto “ sul esempio di quelli appena creati a Milano attraverso un accordo tra l'assessorato alle Politiche del Lavoro del Comune e la Camera del Lavoro. Si tratta di realizzare dei percorsi di supporto alle persone che perdono il lavoro. Spazi di confronto e dialogo per sostenere anche psicologicamente le persone disoccupate , inoccupate od in cassa integrazione con lo scopo di potenziare i servizi di riqualificazione professionale e di ricerca attiva del lavoro già operanti presso le sedi comunali.
Nello specifico, la perdita del lavoro provoca forme di depressione che rendono più complessa anche la ricollocazione sul mercato. L'auto mutuo aiuto si è rivelato un utile strumento per mettere le persone in difficoltà lavorativa nella giusta condizione psicologica e coglie un bisogno diffuso, quello cioè di farsi carico di un malessere crescente, e rende più efficaci gli altri strumenti del mercato del lavoro.
I gruppi ospiteranno persone selezionate attraverso la banca dati del Servizio supporti attivi per il lavoro o indicate dai sindacati. E' previsto anche l'invio di candidati da associazioni e agenzie della rete con cui il Comune collabora abitualmente. Il settore lavoro metterà a disposizione delle operatrici, con competenze di ascolto attivo, per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro dei soggetti partecipanti.



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