In Italia il 10% più
ricco della popolazione guadagna un reddito superiore a quello del 10% più povero
e la forbice non fa che allargarsi. La gravità della situazione, che peraltro
rispecchia quanto avviene in altre economie (a testimonianza delle distorsioni
provocate a livello globale dal sistema economico e non corrette dai governi),
emerge dalle ricerche dell’OCSE sul periodo 2011-2012 e i dati sono
riconducibili al tasso di povertà relativa, passato dall’11,9% al 12,6% nel
quinquennio 2007-2011.
È stato stimato che i
benestanti nel Bel Paese detengono ben il 24,4% del reddito nazionale disponibile,
mentre il 10% dei meno abbienti ne detiene solo il 2,4%. La forbice, fanno
sapere gli analisti dell’OCSE, è destinata ad allargarsi se non si provvede a
rimediare questa disuguaglianza attraverso una nuova politica dei redditi e
delle fasce di contribuzione. Inoltre il divario è ancora più marcato tra il
20% più ricco della popolazione giacché nel periodo esaminato, 2011-2012, esso
ha incamerato il 39,3% del reddito nazionale disponibile. Le classi più
svantaggiate, circa il 30%, si sono fermate a un misero 7,1%. La differenza
perciò è di oltre 30 punti percentuali.
Il rischio di povertà
relativa per gli anziani, cioè dai 62 anni in poi, si è ridotto, ma al contempo
è aumentato quello per le fasce più giovani della popolazione: uno
sbilanciamento inaccettabile.
Perché questa disparità?
La risposta è sempre la stessa: l’avere o meno un’occupazione fissa. Chi ha
lavorato almeno fino al 1995 ha una pensione che gli permette di vivere
dignitosamente. I giovani italiani sono costretti a ritardare, per le assurde
leggi in vigore, l’ingresso con un’occupazione stabile nel mercato del lavoro.
Entrando in ritardo, l’età della pensione si allontana sempre di più. Inoltre,
con le leggi approvate negli ultimi 12 anni, l’età pensionabile si è
allontanata nel tempo.
E in questo periodo Renzi
e il suo Governo hanno pensano a tutto meno che a redistribuire la ricchezza.
Unico provvedimento
a favore dei lavoratori, il bonus fiscale degli 80 euro. Un bonus fiscale
che non interviene concretamente per ridurre il divario tra la povertà e la
ricchezza.
Infatti, sono stati
esclusi sia i disoccupati che i pensionati, insieme a chi ha un reddito
inferiore agli 8 mila euro lordi. Ancora più imbarazzo crea vedere da dove sono
state prese poi le risorse per finanziare questo provvedimento.
Circa 3 miliardi di euro,
infatti, sono recuperati da tagli agli enti territoriali. Tutto questo si
ripercuoterà in costi maggiorati per tutti i servizi gratuiti ai cittadini.
Insomma, meno risorse per
strade, scuole, sanità, trasporti pubblici e altro e per tutti i cittadini,
siano essi ricchi o poveri.
Inoltre, da quando Renzi
si è insediato e con esso tutta la giovane generazione dei renziani, le
priorità affrontate sono ben lontane da quello che chiede il nostro paese :
riforma degli Enti Locali, finanziamento pubblico ai partiti, riforma del
Senato, legge elettorale. Tutti deliberati governativi che non hanno nulla a
che vedere con ciò che sta chiedendo il Paese. Con una disoccupazione a due
cifre che è fra le più alte d' Europa, con un divario tra ricchi e poveri
spaventoso.
Se ci aggiungiamo il
famigerato Decreto sul Lavoro, che, di fatto, rende stabile la precarietà e non
il lavoro, tutto quest’alacre renzismo ha il sapore della beffa se non
dell'inganno.
Una specie di populismo
di Sinistra.
Dove tutto si promette,
con molta superficialità, dove tutto appare veloce e scintillante (le famose
slide), ma che poi, alla fine, si traduce in una svolta di autoritarismo,
che di fatto si personifica nel leader Renzi. Che fa della sua popolarità personale,
la sua arma per rendere impossibile qualunque tipo di pensiero diverso.
Se gli si dice no,
sei contro il paese.
Non è vero, perché
continua ad esistere un pensiero diverso, un pensiero di sinistra, che si
chiama porre lo stato sociale, i diritti e le libertà, al centro dell'azione
politica.
Ad esempio, perché non
iniziare a parlare seriamente di reddito minimo garantito?
Perché non si smette una
volta per tutta di seguire le politiche di austerity indicate dall’Europa, e
non s’inizia seriamente ad attuare delle serie politiche di redistribuzione
della ricchezza:?
Perché non iniziare a
pensare a una patrimoniale per i patrimoni che superano un milione di euro?
Perché non si smette di
continuare a finanziare delle inutili e costosissime opere pubbliche (Tav,
Mose) e non si decide ad esempio di destinare le stesse risorse allo stato
sociale di tutti i cittadini?
Perché non si riducono le
spese militari? Ricordiamoci che in Italia spendiamo un milione di euro al
giorno solo per tenere insieme una inutile e costosissima macchina di guerra!
Diamo spazio a questo
nuovo tipo di pensiero, che forse si può chiamare anche Sinistra di Governo.
Vedere il paese che ci circonda, con uno spirito diverso, ma soprattutto con
delle priorità diverse. Dove si deve puntare sul rilancio del lavoro (vero),
dove si devono attuare delle politiche strutturali per lo stato sociale. Dove
si devono porre le libertà individuali e i diritti di tutti al centro e non
certamente all'ultimo posto. Dove si deve mettere la salvaguardia del nostro territorio e la sua messa in sicurezza, come una delle opere pubbliche più urgenti da realizzare.
Questo è anche governare un paese, ma da sinistra veramente.
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