martedì 18 giugno 2013

Per una piena applicazione della legge 194/1978 sul nostro territorio

Dopo 35 anni dalla sua approvazione, la legge 194/78 rimane ancora parzialmente inapplicata mentre il fenomeno dell’obiezione di coscienza del personale sanitario (medici, ginecologi, anestesisti e ostetriche), tocca circa  l’80% degli interessati nella nostra regione, rischiando di indurre le donne, respinte dalle strutture pubbliche anche in alcuni casi alla interruzione volontaria di gravidanza in modo clandestino e senza le giuste e dovute tutele, da un punto di vista sanitario. Oppure in altri casi, si deve ricorrere al pagamento di personale medico proveniente anche da strutture di fuori regione, con un aggravio notevole dei costi a carico della Regione Veneto.
Questa legge in questi anni, e lo dimostrano i dati, ha ridotto fortemente attraverso l’azione di prevenzione, il ricorso da parte delle donne alla interruzione volontaria  di gravidanza: quasi il 53% in meno (dati ISTAT) rispetto agli anni ’80, riconsegnando loro dignità, diritti, libertà di scelta e di autodeterminazione, che ha garantito maggiore sicurezza per la propria salute. Una legge dello Stato che richiama tutti, nessuno escluso, alla sua applicazione. 


Per tali motivi, tra cui il  principale è quello di una piena applicazione  delle legge 194/78 sul nostro territorio, abbiamo presentato la seguente interrogazione  con risposta scritta da leggere nel prossimo Consiglio Provinciale, inviata al Presidente della Provincia di Treviso.


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Al Presidente della Provincia Dott. Leonardo Muraro

Interrogazione ( art.54 del Regolamento del Consiglio Provinciale)

                            per una piena applicazione della legge 194 nella nostra provincia”

Premesso che :
 nel 1978 è stata approvata la legge 194 che consente alla donna, nei casi previsti dalla legge (vedi sotto), di poter ricorrere alla interruzione volontaria della gravidanza in una struttura pubblica (Ospedale o Poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla Interruzione Volontaria della Gravidanza solo per motivi di natura terapeutica.
Che la legge prevede inoltre che "il medico che esegue l'interruzione della gravidanza è tenuto a fornire alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite" (art. 14).
Che il ginecologo può esercitare l'obiezione di coscienza . Tuttavia il personale sanitario non può sollevare obiezione di coscienza quando l'intervento sia "indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo" (art. 9, comma 5).

Verificato che :
secondo una ricerca indipendente realizzata dalla Associazione Luca Coscioni, nella Regione Veneto circa l’80% dei 251 ginecologi e circa la stessa percentuale degli 800 anestesisti in carico al servizio sanitario regionale fanno obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza. Risultato che le ULSS di Belluno, Vicenza, Chioggia, Verona, Adria, Legnago e Bussolengo si ritrovano in organico solo ginecologi obiettori, mentre gli ospedali di Thiene (le cui pazienti oltretutto sono per il 50% non residenti), San Donà, Portogruaro, Asiago, Valdagno, Mestre, Venezia, Mirano e Rovigo ce la fanno per un soffio, con due abortisti ciascuno. Arrancano infine l’ULSS 15 di Cittadella, che deve aggiungere ai quattro ginecologi non obiettori (su 21) un esterno «prestato» dalla’ ULSS 8 di Castelfranco, l'ULSS 9 di Treviso, che ha un solo medico abortista, e l’Azienda ospedaliera di Padova., forte di appena tre specialisti disponibili (su 18) in Clinica ostetrica e uno (su 15) in Divisione. «Abbondanza» solo ad Arzignano, dove obiettano in 3 su 12, che fornisce specialisti a Verona e Bussolengo.
Che anche nella nostra provincia la situazione è simile e questo si traduce in una enorme difficoltà per le donne di poter liberamente abortire e che questa difficoltà si trasforma anche in elevati costi per per le ULSS , spesso costrette a pagare, per una sola seduta settimanale, 3200 euro al mese un ginecologo esterno e ben oltre i 60 euro all’ora e i 480 a notte previsti da contratto un anestesista in rapporto di convenzione.

Considerato che:
la ULSS ha il dovere di garantire l'intervento di interruzione di gravidanza o dimettere la donna che ne fa richiesta in contatto con la struttura più vicina. Qualora il medico che vi rilascia il certificato riscontri una urgenza potrà esimervi dalla riflessione di 7 giorni rilasciandovi un certificato con la dizione "urgente".
Che la legge non prevede l’esercizio dell’obiezione di coscienza per la prescrizione e la vendita di dispositivi per la contraccezione, compresa la cosiddetta pillola del giorno dopo che non è un farmaco abortivo in quanto agisce sull’ovulazione.
Che la legge 194 che sancisce la possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (aborto), è a rischio per l’altissima percentuale di obiettori di coscienza.

Valutato che:
 per garantire lo spirito della legge bisognerebbe prevedere  che ogni struttura, pubblica o privata, accreditata per l’interruzione volontaria di gravidanza sia obbligata ad applicare la legge 194. In caso contrario non avrà più diritto all’accreditamento. Allo stesso modo le strutture che svolgono il servizio di diagnosi prenatale dovranno garantire, se richiesto della donna, l’aborto terapeutico in caso di anomalie fetali.

Il sottoscritto Consigliere Provinciale chiede:
Di conoscere in che modo viene applicata negli ospedali trevigiani la legge 194 e quale è la percentuale di obiezione di coscienza nei singoli ospedali della Provincia di Treviso.
Di mettere in atto una serie di interventi atti a:
-garantire il rispetto della legge n.194 del 1978 su tutto il territorio di competenza, intercedendo presso la Regione Veneto  ed inviando il proprio parere affinché la legge veda la sua piena applicazione, a tutela dei diritti e della salute delle donne;
-promuovere in collaborazione con gli Enti predisposti, ad un potenziamento della presenza sul territorio provinciale dei consultori familiari quale struttura socio-sanitaria in grado di aiutare la donna nella sua difficile scelta e strumento essenziale per le politiche di prevenzione e di promozione della maternità/paternità libera e consapevole, nonché servizio essenziale per l 'attivazione del percorso per l'interruzione volontaria di gravidanza;
-promuovere, d'intesa con le autorità scolastiche, attività di informazione ed educazione alla salute nelle scuole, con particolare riferimento alle problematiche connesse alla tutela della salute sessuale e riproduttiva.


Luigi Amendola
Consigliere Provinciale



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