sabato 20 settembre 2014

Salviamo Villa Franchetti





La Regione ha certificato la morte definitiva dell’accordo su Villa Franchetti: lì non tornerà l’Università.
Quindi l’immobile tornerà in possesso della Provincia allo scadere della convenzione che la affidava a Fondazione Cassamarca, fissando 5 anni entro i quali attivare l’università.
Quindi decade il progetto di Fondazione Cassamarca di farvi lì una sede di campus universitario con un mega auditorium, e nell’adiacente area Ex Secco fare speculazione edilizia per finanziare l’intervento.
Lo avevamo sostenuto ancora mesi fa, quando denunciammo lo stato di scarsa manutenzione e la inaccessabilità al pubblico del compendio della Villa, che custodisce tesori. (http://seltv.wordpress.com/2014/04/09/villa-albrizzi-franchetti-e-un-bene-comune/)
A questo punto, dopo aver accumulato ritardi su ritardi, è il tempo di prender atto del fallimento del progetto e di procedere alla revoca immediata della convenzione che affida a Cassamarca la Villa. E porsi il problema e il tema: salvare Villa Franchetti.

Il numero di profughi in arrivo nella nostra provincia non deve far paura a nessuno



Quelli che arrivano sulle nostre terre, nascosti dentro a un camion o smistati dal Governo dopo una scommessa vinta contro la morte in mare e l’approdo nel nostro paese, non sono gli avamposti di un’invasione, come vuol farli apparire l'isterismo giornalistico e il propagandismo padanista, ma i riflessi di un enorme dramma planetario. La guerra, la violenza, l’ingiustizia, la miseria, sono parte di questo mondo, del quale facciamo integralmente parte e del quale non possiamo ignorare l’esistenza. Se non altro, perché dalle nostre terre siamo partiti verso tutti i lati del mondo a cercar fortuna e futuro, e qualcosa dovrebbe esser rimasto, in fondo in fondo, nella nostra memoria collettiva.
Ma fossimo anche smemorati, come in effetti ci piace essere, lo stesso non ci sarebbe alcun motivo per lanciare allarmi o addirittura seminare il panico come a qualcuno piacerebbe.
La gestione dei profughi in Italia non brilla per efficienza ed equità. Si risponde con la consueta logica emergenziale a quello, il fenomeno migratorio nel Mediterraneo e nel mondo, che purtroppo non possiamo considerare come un evento momentaneo destinato ad estinguersi rapidamente, ma va invece assunto come un dato di realtà con il quale confrontarsi per gli anni a venire. La logica dell’emergenza fa saltare qualsiasi regola e qualsiasi pianificazione e produce un effetto a catena, da emergenza si produce altra emergenza. L’“emergenza” dell’arrivo dei profughi genera l’“emergenza” della loro accoglienza che genera altre “emergenze”.
Il modo in cui il Governo agisce è dunque figlio dell’improvvisazione. Si prendono i profughi e li si distribuisce in giro per l’Italia, senza pianificazione e senza un disegno complessivo ma solo, per l’appunto, per tamponare l’“emergenza”. E il clima emergenziale ben si presta al diffondersi incontrollato di paure dal sottofondo ancestrale, l’arrivo del nuovo morbo, l’ebola, o il ripresentarsi di antiche afflizioni come la tubercolosi. Sono tutte sciocchezze, fantasmi irrazionali, ma sui meccanismi psicologici più elementari e immediati gioca spietatamente la propria partita una parte del mondo politico, e la propria partita commerciale buona parte del mondo dell’informazione.
Di emergenza in emergenza, di paura in paura, si smarrisce il senso e la razionalità di ciò che ci sta di fronte. Il numero di profughi in arrivo nella nostra provincia non deve far paura a nessuno, sono un infinitesimo rispetto ai quasi 900.000 esseri umani che popolano stabilmente la nostra provincia. Non portano guerra ma fuggono dalle guerre, non portano violenza ma fuggono dalla violenza, non portano malattie perché hanno già subito una selezione feroce nel viaggio che li ha portato in Italia e perché i controlli sanitari sono già stati fatti all'arrivo. Non rubano soldi e non rubano lavoro agli indigeni; anzi, se chiedono asilo politico, diventano vittime come gli italiani delle lungaggini eterne della nostra burocrazia.
Anziché temerli, è forse il caso di andarli a conoscere. Non solo nel loro, ma soprattutto nel nostro interesse.

giovedì 4 settembre 2014

Le mafie sono una montagna di m.





Mercoledì 3 settembre si è svolto, in Provincia, il primo incontro dell'Osservatorio sulle mafie e le criminalità organizzate  nel nostro territorio. Uno strumento  voluto da Sinistra Ecologia Libertà che ha visto l’immediata e convinta partecipazione di tutte le forze politiche presenti in Consiglio Provinciale. Un tavolo nato con lo scopo non di sostituirsi agli organismi giudiziari, ma quello di affiancarsi a chi lotta in prima linea contro la mafia. Un luogo dove cercare di mettere in campo delle azioni concrete volte soprattutto alla promozione e sviluppo della cultura della legalità e delle buone pratiche amministrative, che possono essere un valido aiuto per contrastare questo pericoloso fenomeno.
Alla erano presenti il direttore nazionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani, il referente provinciale di Avviso Pubblico, Maria Grazia Tonon, e il referente provinciale di Libera, Franco De Vincenzis. Le  due associazioni sono protagoniste da anni nel cercare di formare e informare amministratori locali e i cittadini su cosa sono le mafie, su come si muovono anche all’interno delle amministrazioni e della società, e su tutte le attività illecite legate alla criminalità organizzata.
Attraverso degli atti ufficiali in possesso della Direzione nazionale Antimafia s’inizia a intravvedere l’emergere del fenomeno anche nella nostra provincia.  Un fenomeno che sia “Avviso pubblico” che “Libera” identificano come una "delocalizzazione" e non come una vera e propria infiltrazione totale nel nostro tessuto produttivo. Questo non significa sottovalutare il problema, anzi è proprio ora che siamo nella fase iniziale che si possono e si devono prendere misure efficaci di contrasto.
La crisi dilaniante e perdurante che stiamo vivendo, che vede un repentino impoverimento di molti piccoli e medi imprenditori, può essere terreno fertile per il fenomeno del racket e dell’usura.
Accade così che aziende decotte o in crisi di liquidità vengano, con la complicità di alcuni professionisti, comprate con denaro di dubbia provenienza. Esistono a tal proposito numerose segnalazioni da parte della procura, che evidenziano operazioni finanziarie di natura sospetta.
Anche il moltiplicarsi nel nostro territorio di sale slot e giochi di ogni genere, dove il denaro può sembrare un facile guadagno, è preso di mira dalle organizzazioni criminali, per far girare del denaro sporco e attuare fenomeni di riciclaggio e “pulizia” di proventi illeciti.
Da segnalare che mesi addietro, l’Ulss 9 ha evidenziato l’esistenza del fenomeno del gioco patologico (sono circa 200 i pazienti seguiti direttamente), ma il fenomeno è ben più grande e si parla di circa 3000 trevigiani affetti da una forte ludopatia.
Sono segnalati sempre dalla Procura, notizie di usura, dove imprenditori in grande difficoltà, sono costretti a ricorrere a  soldi subito con elevatissimi interessi, anche perché giorno dopo giorno banche e finanziarie anticipano somme o erogano fidi, con sempre maggiore difficoltà.
Anche i numerosi appalti riferiti ad alcune grandi opere (esempio l’autostrada Orte-Mestre e altre) iniziano a essere nel mirino della mafia.
Tutte queste informazioni in possesso di  Avviso Pubblico  e di Libera, provengono da intercettazioni telefoniche e indagini che gli organi giudiziari, hanno compiuto o continuano a compiere in tutta la nostra Regione.
Che cosa poter fare concretamente per cercare di fronteggiare come Istituzioni questi problemi?
E’ questo il compito che il nuovo strumento nato in provincia si è dato.
Anche attraverso i fondi messi a disposizione dalla recente legge regionale n.48, che non solo favorisce l’attività repressiva, ma  cerca di porre in una serie di azioni legate alla formazione e all’informazione sui fenomeni e i fatti legati alle mafie, come uno dei pilastri fondamentali per cercare di combatterla: fare formazione nelle scuole sul corretto uso del denaro, dossier da divulgare ai cittadini dove è descritto con dettaglio come le attività criminali spesso si celino  dietro delle attività apparentemente legali; una raccolta di articoli riguardanti fatti e notizie che hanno visto coinvolte le mafie nella nostra provincia, come monitoraggio del fenomeno; organizzare seminari e corsi anche per gli amministratori per cercare di renderli coscienti della pericolosità del fenomeno e come spesso attraverso dei semplici e piccoli appalti dati a ditte, può iniziare una vera e propria infiltrazione dell’attività criminale.
E' stata avanzata anche l'ipotesi di estendere il “Patto per la Legalità” già firmato nel 2012 dalle categorie, anche agli ordini professionali, in quanto rappresentanti di soggetti potenzialmente “a rischio”. Andando così a potenziare il Protocollo di Legalità firmato dalle istituzioni nel 2014 in ambito di appalti e servizi.
Insomma, attraverso la diffusione di una maggiore cultura della legalità e delle buone pratiche amministrative, la Provincia in collaborazione con tutti i comuni della marca trevigiana, può iniziare a porre in essere una piccola ma solida e importante “barriera” alle mafie e a tutte le attività illegali ad esse collegate.

di seguito i due link  di  Avviso Pubblico e di Libera