martedì 31 dicembre 2013

Non alimentiamo le paure dei cittadini


Iniziamo a smarcarci da alcune considerazioni troppo facili e superficiali che leggiamo.

Molto spesso quando si parla di microcriminalità si  evidenzia sulla stampa, quando vengono inseriti e descritti i fatti, la provenienza per lo più straniera del delinquente.

Molto spesso ormai i singoli reati dei cittadini italiani non sono nemmeno pubblicati, certi di non fare quasi più notizia.
Infatti anche il Ministro Kyenge ha più volte sottolineato il grave errore che si sta facendo nel nostro paese , cioè quello di dare maggiore spazio  ALLA PROVENIENZA dell'autore del crimine rispetto AL CRIMINE stesso.
Risultato assai scontato è che lo straniero è ormai percepito come pericolo imminente.
Mogliano Veneto è sempre stata una città sicura se paragonata a tante altre realtà italiane, ma quando i singoli episodi vengono descritti mettendo al centro dei ragionamenti le differenze tra le PERSONE invece che i problemi (in questi casi il crimine, che non dipende dal colore della pelle e nasce da cause sociali più profonde), oltre a percepire una città insicura corriamo il rischio di perdere di vista le cause sociologiche che portano a questi episodi estremi e di conseguenza , nel momento in cui si rende necessario favorire una cultura dell’accoglienza e di benessere dei cittadini (che non riguardi solo gli stranieri), si contrappone una cultura di mera sicurezza che parla soltanto di repressione e inasprimento del controllo e della militarizzazione del territorio e delle pene per tutti, italiani e non.
Oggi è stata pubblicata una apposita ricerca dell'Università la Sapienza di Roma dove viene riportato che la provincia di Treviso è la seconda in Italia in fatto di sicurezza, mentre siamo più in difficoltà in fatto di vivibilità.
Quindi questa ricerca ha sottolineato che viviamo in un territorio già sicuro.
Ci dispiace che  molti  continuino a strumentalizzare questa tematica, per catturare qualche consenso elettorale in più. 
E' IMPOSSIBILE socialmente vivere in un luogo dove non accada nessun reato.
Noi come Sinistra Ecologia Libertà ci sentiamo in dovere di affrontare un percorso di analisi culturale diverso, che non accetta l’intolleranza razziale e la sua evidenziazione come ingrediente con il quale convivere, a partire dall’uso di un linguaggio che sappia costruire la buona politica di civiltà per il bene sociale.
Nessuna militarizzazione delle nostre città , ma dialogo continuo e continui sforzi, per l'inclusione degli emarginati.
Nessuno si è mai preso la briga di vivere la città dalla loro parte veramente. 
Con gli anni si è fatta della ricerca per la sicurezza del cittadino ad ogni costo sempre e comunque, l'UNICA politica del nostro territorio, con il risultato di lasciare indietro e non risolti altri problemi.
Infatti sempre nella ricerca dell'Università di Roma, la provincia di treviso è al decimo posto in fatto di VIVIBILITA'.
Significa che viviamo sicurissimi, ma non tanto bene.
E' talmente evidente la cronica mancanza di spazi di aggregazione, di convivialità e di luoghi di inclusione sociale, che alla fine si vive esclusivamente chiusi nelle proprie abitazioni, oppure si entra in qualche locale privato ( pochi anche), oppure si passano le giornate di riposo domenicale e festivo negli immensi spazi dei centri commerciali. 
A noi sembrano e sono ben più gravi, da affrontare subito, altri problemi di ordine pubblico e di sicurezza, ma anche di gravi carenze sociali. 

Noi siamo preoccupati per esempio: 
dei rischi di infiltrazioni mafiose all'interno del tessuto produttivo, dove molte aziende sono ormai in crisi e facile preda di acquisizioni assai dubbie.
del fenomeno dell'usura, che porta i piccoli imprenditori  oppressi dai debiti, a dover  chiedere denaro a tassi di interesse elevatissimi, alle organizzazioni malavitose.
la presenza di gruppi organizzati di estrema destra, soprattutto nel capoluogo e non solo ( ogni anno abbiamo una festa fascista nella nostra provincia), tendenti a diffondere pericolosi messaggi di odio e di pratiche violente.
della disgregazione nel nostro e nei nostri comuni del tessuto sociale legato alla presenza di una povertà dilaniante, causata dalla crisi e dalla perdita di lavoro.
Quindi cerchiamo di evitare le facili strumentalizzazioni su un problema che non è un problema, ma soltanto un " facile " veicolo elettorale.
Invocare la sicurezza ad ogni costo, sempre e comunque è un metodo alquanto squallido per poter prendere qualche voto in più ed è, nel contempo, molto pericoloso perchè porta a percepire tutta la realtà "diversa" come un pericolo imminente, quando poi non lo è veramente.

venerdì 20 dicembre 2013

La fusione a "freddo" dei comuni di Villorba e Povegliano



Durante l’ultimo Consiglio Provinciale svoltosi il giorno 16 dicembre u.s., si è discussa la variazione delle circoscrizioni comunali per la fusione dei comuni di Villorba e Povegliano, parere non vincolante secondo quanto previsto della Legge Regionale n. 25 del 1992.
La votazione finale ha visto tutti i gruppi politici presenti favorevoli escluso il nostro che si è astenuto.
Un’astensione data dalla nostra perplessità, espressa chiaramente durante la seduta consiliare.
Per noi è stata subito evidente una contraddizione.
Pur essendoci uno studio di fattibilità dell’Università di Padova che tendeva a giustificare questa fusione, non abbiamo capito il perché la stessa dovesse avvenire con una consultazione referendaria dei cittadini dei due comuni dopo il parere della Regione Veneto  e non il contrario: i cittadini sono stati messi in secondo piano dalle istituzioni
Far esprimere la volontà dei cittadini dei due comuni interessati facendoli partecipare attivamente a una tale decisione così importante per noi è un dato fondamentale ed invece  per mesi questo processo ha visto protagonisti sui giornali solo sindaci, associazioni di categoria  anche sindacali e alcuni consiglieri regionali che si esprimevano in maniera incoerente su questa fusione, adducendo una serie di motivazioni alquanto vaghe.
Non a caso in questi giorni la procedura di fusione tra i comuni di Villorba e Povegliano sta incontrando una serie di intoppi.
Tutto questo conferma le nostre perplessità su operazioni di accorpamento e fusione studiate a “ tavolino”, i cui effetti econimici "positivi" non sono dimostrabili concretamente negli anni a venire .

Siamo convinti e non desideriamo alimentare false illusioni, ad esempio  che dall’intera  riforma del titolo V della nostra Costituzione -fortemente voluta sia dal governo Monti prima e ora messa in pratica dall’attuale Letta- possano arrivare le risorse necessarie per uscire dalla crisi sul capitolo " costi della poltica".
Notiamo  che lo stesso ministro non valuta come consistente il risparmio di risorse economiche nella tematica attualmente di moda della riforma delle  province.
Noi rispondiamo che il risparmio sarà ridicolo e ci sarà  solo uno svuotamento delle loro funzioni e la trasformazione in enti di secondo livello e non  si permetterà più ai cittadini di poter esprimere i loro rappresentanti.
Una minore democrazia rappresentativa, null’altro.
Le province  sono il refrain del momento in merito alla riduzione dei costi della politica, ma in realta' quanto a  numeri e cifre, sono gli enti locali che ci costano meno  come cittadini.  Ben più care e salate per le nostre tasche sono le regioni e soprattutto la miriade di enti di partecipate pubbliche.
Solo nel Veneto esistono  più di 170 di questi enti,  il cui costo solo di stipendi dei presidenti o amministratori nominati dai vari partiti, si aggira intorno al milione e duecento mila euro l’anno e parliamo delle sole spese dei soli “ nominati”, tralasciando la spesa dell’intera struttura. Ricordiamo che moltissime funzioni svolte da questi enti, potrebbero essere tranquillamente svolte  dai vari enti locali (comuni, province) con l'affiancamento della regione.

Tornando sulla “affrettata” fusione voluta a tavolino dai due Sindaci dei comuni di Villorba e Povegliano, questa non dovrebbe basarsi, come sta avvenendo,  sull’amicizia o simpatia dell’amministratore confinante, ma solo sulla possibilità concreta che possa portare un reale beneficio ai cittadini: perché non iniziare a considerare il nostro territorio realmente suddiviso i poli di “vita sociale e lavorativa?".
Parliamo di poli scolastici, ospedalieri, produttivi e commerciali. Queste aree sono tutte concentrate nelle medie città della nostra provincia  e fanno parte di veri e propri comprensori.
Aree “ vere” e vissute  dove si svolge tutta a nostra vita personale e lavorativa.


Forse e' più opportuno rafforzare Treviso facendola diventare una grande città e insieme con i paesi e le realtà circostanti  iniziare a ragionare in termini di mandamenti come, ad esempio, il vittoriese, la castellana, il coneglianese. Crediamo sia un un modo più  strutturato ed utile di creare a un vero progetto di razionalizzazione sia dei costi sia delle funzioni fruibili dai cittadini.
 Adeguare le istituzioni alla nostra vita  e non il contrario potrebbe essere la vera soluzione ed invece si obbligano i cittadini  ad adeguarsi a disegni  ingegnosi, irrazionali e nel contempo poco utili e poco vicini alle loro esigenze, creando situazioni in cui  noi stessi ci troviamo totalmente soli e smarriti  nel cercare di risolvere i reali problemi quotidiani.

giovedì 12 dicembre 2013

Congresso SEL provincia di Treviso 01/12/2013


Relazione del coordinatore Luca De Marco al 2° congresso provinciale di Sinistra Ecologia Libertà di Treviso

giovedì 5 dicembre 2013

No alla cartiera Rotocart a Castelfranco Veneto

La Provincia di Treviso ha approvato qualche giorno fa, la trasformazione di una grande area industriale in via Sile a Castelfranco. 

Una variante urbanista  proposta e già avallata dalla Giunta Dussin .Questo terreno della dimensione di 120 mila mq verrà  messo all’asta, secondo quanto dichiarato dal Sindaco della città della castellana, al miglior offerente privato.

Secondo noi questo atto amministrativo è l’inizio per il possibile insediamento del vecchio progetto relativo alla Rotacart .

Vogliamo ricordare che l’insediamento Rotocart è uno stabilimento di circa 700 mila metri cubi ed essendo anche una cartiera, può avere anche dei ritorni negativi per quanto rigurda la salute dei cittadini ( fumi e polveri  nell'aria).

Inoltre il progetto della cartiera prevedeva anche una escavazione di molti metri nel terreno.

Noi manifestiamo non solo una netta contrarietà a questo eventuale nuovo progetto, ma vogliamo anche ricordare che contro un nuovo insediamento nell’area industriale di Via Sile a Castelfranco, i cittadini hanno raccolto circa 3000 firme.


Siamo accanto al comitato " No Ecomostro" che lotta per impedire nuovi insediamenti con un grande impatto sul territorio

Su ciò che ne sarà della nuova area industriale a Castelfranco, abbiamo intenzione di presentare una interrogazione in merito, per conoscere ciò che la Provincia conosce in merito al futura destinazione di quel terreno.

Sabato scorso abbiamo manifestato accanto ai comitati ed alle associazioni di tutto il Veneto, che desiderano proteggere il nostro territorio.

Noi continueremo questa battaglia, perchè crediamo che si debba agire per uno sviluppo che sia sempre eco sostenibile.

martedì 3 dicembre 2013

Per Il Liceo Giorgione a Castelfranco, servono risposte vere ed immediate e nel rispetto del verde

La caduta dell’intonaco dal soffitto di una aula della scuola media di Treville è solo l’ultimo episodio che conferma lo stato di degrado delle scuole di Castelfranco che va ad aggiungersi alla grave mancanza di aule, laboratori e palestre per gli istituti superiori.
Solo un dato: oltre 1200 studenti non fanno lezione presso l’istituto di appartenenza perchè mancano oltre 40 aule.

A tal riguardo sembra che qualcosa si muova, in settimana sarà infatti presentato in commissione urbanistica un progetto per il liceo Giorgione e per la riqualificazione dell’area verde di via Forche.

Meglio tardi che mai, ma soprattutto speriamo non si tratti dell’ennesimo progetto impercorribile perché non ci sono le risorse necessarie.

Sinistra Ecologia Libertà ribadisce la propria posizione ferma e chiara: 20-25 aule e riqualificazione dell’area verde al servizio delle studenti e dei residenti.
E’ una soluzione che metterebbe d’accordo i cittadini del quartiere che gli utenti del Liceo.

Da sempre ribadiamo che l’unica soluzione percorribile in tempi stretti e con risorse limitate è il completamento del Nightingale con la realizzazione di 25 aule che potrebbero in tempi stretti togliere gli studenti del liceo Giorgione dai prefabbricati e dai piani interrati e in parte potrebbe essere utilizzate dallo stesso Nightingale.

Successivamente si deve realizzare la palestra utilizzabile anche dagli altri istituti della zona.

Tutto questo  nell’area recintata e già destinata a uso scolastico.
Un nuovo liceo va invece pensato e realizzato in aree limitrofe, ma non nell’area verde di via Forche.

Per quanto riguarda quell’area verde, Sinistra Ecologia Libertà ribadisce che non deve essere ridimensionata e anzi deve essere valorizzato il suo utilizzo in favore degli studenti, dei residenti e della città come proposto anche dal Comitato Ambiente.

Non aspettiamo più vaghe risposte, ma una vera soluzione del problema.
Gli studenti e gli utenti delle scuole della castellana, si sono stancati abbondantemente, delle promesse che da anni gli vengono annunciate.


       Mario Bertolo
Sinistra Ecologia Libertà
   


 

sabato 23 novembre 2013

Il bando regionale per il sostegno alle famiglie in difficoltà va riaperto


La notizia dell’esistenza del bando ha cominciato a circolare da poco tempo e male, si sono quindi  verificati intasamenti in corrispondenza della scadenza per la presentazione della domanda, fissata per il giorno 21 novembre, alle ore 12,00, in tutti i comuni; e in molti non hanno avuto la possibilità di venire  a conoscenza dell’esistenza del bando oppure ne sono venuti a conoscenza troppo tardi per presentare la domanda.

Ricordiamo che il bando si rivolge alle famiglie con reddito ISEE inferiore ai 16.000,00, per contributi a spese sanitarie o bollette. Una platea, dunque, molto molto ampia.

Già una volta la Regione ha prorogato il termine, dal 30 novembre al 9 dicembre, entro il quale i Comuni devono provvedere a richiedere alla Regione l’accesso al fondo, mantenendo però fissa la scadenza per i cittadini del 21 novembre.

Vista la situazione economica e sociale nella quale versa il nostro territorio, e vista la necessità di dare a tutti coloro che sono in situazioni di difficoltà e bisogno, e non solo a coloro che a vario titolo sono già inseriti dentro la rete dei servizi pubblici di sostegno, la possibilità di richiedere di entrare nella graduatoria regionale per l’accesso al contributo, chiediamo perciò che la Regione provveda urgentemente a riaprire i termini per la presentazione della domanda presso i Comuni.

La richiesta sarà presentata  con un ordine del giorno, nel prossimo Consiglio Provinciale previsto per il giorno 25 novembre p.v.

Luca De Marco
coord prov Sinistra Ecologia Libertà

mercoledì 13 novembre 2013

Sinistra Ecologia Liberta' con i sindacati contro la legge di stabilita'

Sinistra Ecologia Libertà sostiene e condivide le ragioni della mobilitazione sindacale contro la legge di stabilità del governo Letta-Alfano. Auspica perciò la buona riuscita dello sciopero generale di domani, affinché si manifesti la necessità di un cambio di rotta nelle politiche economiche e sociali che questo governo, in linea con i precedenti, sta portando avanti. 
L’idea che dalla crisi si esca riducendo il numero, i diritti e gli stipendi dei lavoratori e tagliando i servizi, è un assunto ideologico che sta provocando sofferenze sociali enormi in paesi come la Grecia, senza risolvere i problemi della crisi e anzi aggravando l’ingiustizia sociale che sta alla base del momento difficile che il mondo e l’Italia stanno conoscendo da anni.
Fuori dall’Europa, il ciclo economico si sta riattivando positivamente grazie a massicci investimenti pubblici e a politiche espansive messe in atto dalle autorità centrali. L’Europa a guida conservatrice continua invece a restare invischiata in una politica di austerità che potrebbe portare alla disgregazione totale della intera costruzione europea.
La legge di stabilità del governo si muove tutta all’interno della logica di ristrettezza economica imposta dalla visione austerica, e i tentativi di marketing non possono nascondere la realtà di un intervento fiscale miserrimo a vantaggio dei lavoratori, che non ripaga dell’iva aumentata a ottobre né dei tagli sulle detrazioni fiscali, e che verrà certamente fagocitato dall’aumento della fiscalità locale, obbligato dalla situazione di strozzatura economica nella quale si continuano a tenere i Comuni. Non si intravvede nessuna misura di redistribuzione, che chieda alle pensioni d’oro e ai grandi patrimoni di contribuire al difficile momento del paese. E anzi si impoveriscono i lavoratori pubblici, si taglia sulla sanità, si creano ostacoli all’occupazione attraverso l’inasprimento del blocco del turn-over, si colpisce il potere d'acquisto dei pensionati.
In questa legge di stabilità il lavoro non è al centro, ma è messo sotto, schiacciato dalle logiche ragionieristiche che non tengono in alcun conto la vita reale delle persone e dal veto incrociato di forze politiche innaturalmente unite in un governo il cui unico scopo è chiaramente la salvezza di sé stesso e non del paese e dei suoi cittadini.
Quando invece la realtà di ogni giorno, guardiamo da ultimo al caso Electrolux, ci pone davanti tutta l’urgenza di avere un governo capace di assumere su di sé l’onere di indicare una via, e di metterci del proprio, affinché la parte pubblica non assista impotente alle dinamiche di mercato lasciate alla pura logica del massimo profitto, ma diventi protagonista di un nuova fase di intervento in economia, che ridìa al nostro paese una politica industriale, e lo faccia in maniera innovativa all’insegna della sostenibilità sociale e ambientale.

Per questo la legge di stabilità deve essere radicalmente cambiata in parlamento, e ovviamente non per introdurre nuove sanatorie fiscali o svendere le spiagge, ma per introdurre equità, alleviare la sofferenza sociale e attivare politiche virtuose di rilancio dell’attività economica attraverso la ripresa della domanda, pubblica e privata.

LDM

lunedì 4 novembre 2013

Consiglio provinciale straordinario su Electrolux

Come hanno riportato i giornali ieri, in seguito ad una nostra precisa richiesta formale, il Presidente Muraro ha convocato un Consiglio Provinciale straordinario sul tema della crisi Electrolux (e non solo), verso la  metà del mese.
Al di là della presenza o meno di alcuni Ministri che verranno invitati, a noi interessa che qualcuno, a questo punto, faccia qualcosa di concreto per tentare di tamponare il disagio di chi questa crisi la sta subendo sulla sua pelle. La politica si deve ora prendere le proprie responsabilità.
Quando noi parliamo di vicinanza del territorio ai lavoratori ed alle loro famiglie, questo non dovrà avvenire con strette di mano o pacche sulle spalle, ma  con seri provvedimenti da parte di chi ci governa sia a livello provinciale che regionale e nazionale , attuando  scelte e/o atti concreti. Abbiamo in mente di proporre nel Consiglio Provinciale straordinario annunciato, proposte che andranno  proprio verso quella direzione.
Ormai i lavoratori sono stanchi delle solite e noiose dichiarazioni di buoni intenti. Sono anni che ne hanno ascoltate anche troppe.
Da sottolineare, purtroppo, che ormai anche la nostra provincia è attanagliata dalla crisi e che tutti i suoi migliori settori produttivi sono in difficoltà. Molte aziende stanno chiudendo con la conseguente perdita del lavoro di molte persone coinvolgendo le famiglie in una triste spirale di povertà.

Nessuno certamente possiede la bacchetta magica, ma alla fine deve esistere in questo nostro paese qualcuno che non faccia sempre il Ponzio Pilato che, lavandosene le mani, pronuncia la laconica frase “c’è la crisi", senza mettere mai in campo nessuna soluzione concreta per cercare di uscirne.


venerdì 1 novembre 2013

Le agevolazioni delle tariffe della MOM per anziani e studenti, sono la nostra priorità

Nell'ultima commissione trasporti, svoltasi due giorni fà,  sono stati presentati i primi dati sull'andamento della nuova società di trasporto pubblico MOM Mobilità di Marca. Erano presenti sia il Presidente Sartor che il Direttore Colladon.
I dati presentati  sui primi 40 giorni di attività, fanno notare un aumento degli introiti da parte della azienda, cosa naturale, in quanto vi è  stato un aumento medio delle tariffe sugli abbonamenti sopratutto sull'extraurbano. Cosa che noi denunciamo da sempre.
Abbiamo fatto notare al Management e anche all'Assessore presente, che esiste una nostra mozione, presentata in un Consiglio Provinciale passato e votata all'unanimità, che impegna la MOM a rivedere le tariffe cercando di calmierarne l'evidente aumento.
Ma sopratutto ci siamo interessati a ricordare che per noi, sono di assoluta importanza il tema della agevolazioni per anziani e  studenti . Quindi tutte le fasce più deboli che usufruiscono del servizio di trasporto pubblico.
La nostra proposta è stata quella di agevolazioni, basate sulla progressività. Presentando alla azienda l ISEE, si determina un tariffa corrispondente. Ci appare profondamente ingiusto che famiglie con studenti  ed anziani più poveri, devono  pagare la medesima tariffa di altre ben più ricche. Abbiamo anche ricordato che, per noi la priorità su dove investire eventuali utili aziendali e nuovi  trasferimenti di risorse da parte della Regione Veneto, era e rimane sempre, quella di  limitare l'impatto economico ai vari fruitori del servizio e alla salvaguardia dei lavoratori. Non simo interessati alle pensiline elettroniche e alla estetica , ma alla sicurezza degli automezzi che circolano.
Abbiamo visto che pian piano, le nostre proposte stanno avendo la giusta attenzione  sia dell'Assessore che del Direttore Colladon, e noi continueremo nei prossimi mesi a ricordagli sempre quello che noi desideriamo che sia la  MOM. Una azienda sicura per chi vi lavora, agevole sia nelle tariffe che nelle tratte presenti per chi ne fruisce del servizio. Vogliamo ricordare che,  ancora la gara per l'appalto sul trasporto pubblico non è stata ancora fatta e che vi sarebbe anche la possibilità, che tutta questa operazione della unificazione, ideata da Muraro non serva a nulla, perché qualche vettore privato o straniero, potrà  vincere l'appalto e creare una nuova società di trasporto.

giovedì 31 ottobre 2013

Serie difficoltà nella nostra provincia, per l'inserimento nel mondo del lavoro dei disabili

La Provincia di Treviso tra le sue funzioni nel campo del lavoro, gestisce  il Servizio per il Collocamento Mirato, ex Legge 68/99.
Una parte del mondo del lavoro, molto delicata come il mondo dei disabili psichici, fisici ed intellettivi è oggetto di una via preferenziale, prevista dalla legge, per un loro inserimento protetto ed obbligatorio nel campo lavorativo.Molte aziende del territorio, usufruiscono di un incentivo per assumere come da obbligo, lavoratori con gravi handicap. 
Tenuto conto anche degli indirizzi del Governo, che tendono a dare maggior sostegno al reinserimento lavorativo di quelle fasce di lavoratori, che per effetto della crisi in atto, vengono a trovarsi in stato di disoccupazione in età superore ai 50 anni e del monitoraggio effettuato dal Servizio per il Collocamento Mirato che rileva numeri crescenti degli iscritti disabili over 50/55 ed una percentuale bassa di assunzioni dello stesso target, è stato istituito un incentivo da concedere una-tantum alle aziende che assumono soggetti disabili compresi nei seguenti target:
over 55 a prescindere dalla percentuale di invalidità.
over 50 con disabilità fisica dal 67%
over 50 con disabilità psichica o intellettiva a prescindere dalla percentuale d’invalidità.
Nell'ultima commissione lavoro, abbiamo avuto purtroppo una notizia che ci ha preoccupato.
La Provincia di Treviso dall'anno 2010 non riceve più le risorse necessarie dalla Regione Veneto per questo tipi di inserimenti lavorativi. Esiste infatti un Fondo Regionale Disabili, incrementato anche dalle sanzioni che alcune aziende preferiscono pagare per non assumere questi soggetti sfortunati ( 25 euro al giorno per ogni disabile non assunto). Ad oggi nessun trasferimento è stato assegnato alla nostra provincia.
La somma rimasta ad oggi per il collocamento mirato è di soli 83 mila euro. Una cifra esigua per lo scopo. 
Abbiamo chiesto subito i veri motivi sia all' Assessore provinciale al lavoro, che alla Dirigente del servizio. Ambedue ci hanno risposto con un laconico "non lo so esattamente ", " ci sono problemi contabili".
Sinceramente questa risposta non ci ha convinto per niente, e desideriamo andare a fondo a questa situazione.
Forse questa somma è vincolata dal patto di stabilità della Regione, e questo è ancora più grave, in quanto già il lavoro è difficile trovare per le persone prive di disabilità, figuriamoci quale insormontabile ostacolo devono superare, quelle con gravi Handicap fisici, psichici ed intellettuali.
Continueremo nella nostra battaglia, affinché queste risorse siano al più presto trasferite dal Fondo Regionale alla Provincie, in quanto la tutela delle fasce deboli deve essere una vera priorità, in questo momento di grave crisi economica e lavorativa.

giovedì 26 settembre 2013

I cervi sul Cansiglio non si abbattono, tentiamo di salvarli

Sono mesi che si continua a parlare del problema del numero elevato di cervi sul Cansiglio.
Le cifre  di questa specie animale che ci continuano ad essere annunciate con toni allarmistici sono assai imprecise: prima 1200 dopo 2000 ora 3200. 
E' molto curioso sapere che tutti i rappresentanti istituzionali del nostro territorio, Sindaci di quella zona compresi, continuano ad affermare in modo generico che sul Cansiglio vi sono troppi cervi e parlano di abbatterli in massa, quando poi, di recente, il Comandante delle Guardie Forestali  Regionale ha ufficialmente dichiarato che ancora nessun censimento preciso e scientifico sulla specie presente sull'altopiano trevigiano sia  stato ancora effettuato.
Addirittura un noto biologo che collabora anche con la Regione Veneto per la redazione del Piano Faunistico Venatorio ( quindi non proprio un animalista di parte), ha lanciato l'allarme di un  serio rischio estinzione della specie appartenente alla famiglia degli ungulati, proprio sul Cansiglio.
Onestamente, un comportamento corretto soprattutto nel pieno rispetto degli animali, sarebbe prima di tutto conoscere il loro numero esatto, poi valutare il reale impatto negativo e poi decidere quali provvedimenti si rendano necessari.
Non ti svegli al mattino e decidi di abbattere 400 animali in un anno, basandoti su degli avvistamenti di cacciatori o di semplici cittadini.
Tempo addietro, il Presidente della Provincia Muraro, aveva proposto un piano dettagliato per cercare di non uccidere questi animali, attraverso anche il loro trasporto verso altri luoghi idonei, dove poter far vivere  i cervi.
Sinceramente non sappiamo se quell'annuncio era solo un annuncio o corrispondeva a qualcosa di più concreto ed è per questo motivo che abbiamo deciso di chiedere una commissione che relazioni in modo dettagliato il Consiglio Provinciale nella quale siano invitati il Comandante del Corpo Forestale Veneto, il Comandante delle Guardie Venatorie Provinciale ed il Biologo Naturalista che collabora sempre con la Regione, insieme ai Sindaci interessati al problema. Su questa storia pensiamo che ci sia bisogno di maggiore chiarezza e soprattutto si debba affrontare il tema con grande professionalità sia scientifica che amministrativa.
Da parte nostra non nascondiamo una ferma contrarietà all'abbattimento di quegli splendidi animali e ci batteremo affinché sia almeno concessa  loro la possibilità di vivere serenamente.






lunedì 16 settembre 2013

La povertà ruba la dignità, la speranza e i diritti

Continuano ad uscire delle statistiche drammatiche sul lavoro. Altri 1000 posti persi  nei primi 4 mesi  nel trevigiano. Un trend negativo che continua inesorabilmente a non fermarsi rispetto all'anno precedente. Altre 1100 iscritti nelle liste di mobilità sempre nei primi 4 mesi e sempre in aumento rispetto all'anno precedente.

La crisi sta uccidendo tutti la produzione industriale del territorio : tutti i  maggiori settori produttivi presenti nella marca sono in netta crisi . A questo si innesca un inevitabile processo di impoverimento delle famiglie  che ormai non ce la fanno più ad arrivare a metà mese. Onestamente tutti gli sforzi di chi governa il nostro territorio, sindaci di centro sinistra in particolare , dovrebbero essere volti a tamponare l'effetto povertà che si sta creando e no su altre cose forse meno urgenti e che la loro realizzazione impegnerebbe tempi lunghissimi ( vedi per esempio il recente dibattito sull'accorpamento dei comuni del trevigiano).

La provincia dovrebbe  porre le politiche sul  lavoro ( che è ancora una delle funzioni in seno all'ente), tra le sue priorità . A tal proposito attendiamo ancora la promessa della giunta di istituire una serie di commissioni che ponevano questo tema al centro della attività del Consiglio Provinciale.

Noi nei prossimi giorni intendiamo ricordare al Presidente Muraro quello che aveva promesso nelle due sedute straordinarie del Consiglio sulla crisi,  e cioè quello di un percorso condiviso anche con tutte le associazioni di categoria e sindacali e con tutte le forze politiche presenti ,  per elaborare insieme delle proposte su come uscire da questa crisi presente nel territorio.

Da un punto di vista del sociale invece  porteremo  in Consiglio Provinciale delle proposte  rivolte  anche ai sindaci del territorio, attraverso la presentazione di un prossimo  Ordine del Giorno con queste proposte: creazione subito di fondi sociali e per la non autosufficienza, subito i pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti di chi fornisce beni e servizi, sospendere gli sfratti esecutivi, destinare il patrimonio sfitto e quello confiscato alle attività criminali ai più bisognosi e ad uso sociale, riconoscere momentaneamente la residenza presso i municipi ai senza dimora per poter accedere ai servizi socio sanitari, nei vari progetti di riqualificazione urbana vi debba esistere lo spazio per alloggi  per le famiglie che non hanno nulla o quasi per poter vivere dignitosamente.

Consideriamo che l'istituzione del reddito minimo garantito, sia una delle soluzioni migliori per poter aiutare molte persone ad uscire dalla crisi e dalla povertà. Vogliamo ricordare che esiste alla Camera dei Deputati una dettagliata proposta, a suo tempo depositata che meriterebbe di essere posta, tra le priorità legislative da discutere in parlamento.

Non vogliano la luna, ma solo che il Lavoro ed  il Welfare siamo le vere priorità da affrontare subito, e dove sia concentrato il massimo sforzo di tutti gli amministratori del nostro territorio. Pensiamo che i cittadini chiedano questo.

martedì 10 settembre 2013

Il Consiglio Provinciale dice no alla discarica di Paese.

Ieri sera, il Consiglio Provinciale ha espresso parere negativo, secondo quanto previsto dall'articolo 16 della legge regionale 11/2010, fermando il progetto di ampliamento della discarica terra a Castagnole di Paese.
Questo progetto avrebbe previsto la costruzione di un impianto per la raccolta, lo stoccaggio e lo smaltimento di un rifiuto  speciale  : l'amianto.
Una decisione presa con il solo voto contrario del Consigliere di Forza Italia per il Veneto Mario Gabrielli.
Alla riunione del Consiglio Provinciale, erano presenti molti cittadini di Paese che da anni combattono contro questo progetto e che nel momento della votazione, hanno giustamente manifestato tutta loro soddisfazione con un grande applauso liberatorio.
Il progetto presentato dalla ditta Mosole è stato fin dall'inizio oggetto delle nostra convinta opposizione perché il luogo prescelto e cioè Paese è un territorio, già ampiamente " usato" e martoriato da un numero impressionate di discariche e cave ( circa 30).. In secondo luogo non rispettava il principio della "prossimità"di produzione del rifiuto, della sua raccolta e del  suo definitivo smaltimento. Un criterio su cui poi si basa il parere che viene espresso dal Consiglio Provinciale. Vogliamo sottolineare che esiste certamente la necessità di smaltire un rifiuto speciale e pericoloso come l'amianto, ma certamente il nostro territorio non può continuare ad essere oggetto di continue aperture di discariche e anche di eventuali impianti per i rifiuti speciali.
Da sottolineare che per i rifiuti come l'amianto,  vale la normativa per la libera circolazione della merci per tutta l'europa. Abbiamo quindi proposto di cercare dei siti già attivi a cui rivolgere l'attenzione per lo smaltimento , in quanto anche dalla relazione dell'Arpav, buona parte del rifiuto speciale non proveniva ne'dalla nostra Provincia e nemmeno dalla nostra Regione.
I cittadini di Paese hanno portato avanti questa lunga battaglia, anche attraverso la raccolta di migliaia di firme, che hanno certamente permesso non solo una maggiore sensibilizzazione sul problema, ma hanno permesso a tutti i consiglieri una maggiore e profonda riflessione sul delicato problema.
Alla fine questa lotta, a cui noi ci siamo ben volentieri affiancati fin dall'inizio della discussione del problema in provincia, è stata vinta.
Certo ora il problema esiste e sicuramente ci aspettiamo anche un eventuale ricorso al tar, da parte della ditta Mosole. Ma noi continueremo ad essere a fianco dei cittadini perché è giusto che prevalga la volontà ed il desiderio da parte degli abitanti di Paese, di vivere in un ambiente sano e con pochi o nulli pericoli per la salute. E non certamente il criterio opposto che spesso accade, ove gli abitanti di un territorio subiscono scelte a loro indigeste.
Ieri la Provincia di Treviso ha dimostrato di essere vicino alle esigenze del territorio.
Speriamo e ci auguriamo che questo avvenga sempre più spesso.

sabato 7 settembre 2013

Il Governo deve finanziare l'edilizia scolastica superiore

Il Governo Letta Berlusconi  ha l'obbligo di trovare risorse per l'edilizia scolastica superiore ( funzione in seno alla provincia).
Come ha trovato subito  i soldi per l'Imu, deve cercare le risorse per finanziare le scuole. 
E' una costante delle larghe intese non dare risposte ai problemi veri, ma affrontare il quotidiano e in un modo assai insufficiente.Viviamo in un territorio ove esistono delle grandi carenze in fatto di aule e spazi formativi e non devono essere certamente gli studenti e le loro famiglie a pagare le continue incertezze di chi ci governa sulla infinita querelle provincie si, provincie no. Fino a quando esse esisteranno devono avere i fondi necessari per poter funzionare. Se chi governa la nostra provincia nel passato avesse usato meglio le risorse in suo possesso non finanziando per esempio maratonine varie , mondiali di mountain bike, assurde sagrette, faraonici buffet etc , ora con quei soldi risparmiati  si sarebbero avute sicuramente nuove aule e spazi idonei per i quasi 40 mila studenti della marca. Agli studenti ora invece il solo disagio di dovere continuare a studiare tra molte difficoltà. Le carenze di molte scuole superiori, sono a conoscenza della giunta Muraro da molti anni e sicuramente nel periodo passato, ove esistevano anche notevoli somme trasferite dallo stato all'ente provincia, dovevano essere investite subito in nuove scuole e palestre. 
Esiste anche un problema molto serio rappresentato dalla messa in sicurezza antisismica di molti edifici scolastici della fascia pedemontana. Durante una commissione consiliare da noi richiesta, si è valutato che il costo totale per porre al sicuro le scuole da eventuali terremoti o altri eventi naturali è di circa 100 milioni di euro. Anche a questo importantissimo e serio problema qualcuno che ci governa, dovrebbe dare una risposta seria ed immediata.

mercoledì 4 settembre 2013

Anche a Mogliano, l'edilizia scolastica superiore ha problemi di spazio non risolti

A seguito di  numerose segnalazioni da parte di studenti e cittadini, abbiamo deciso di presentare oggi, una interrogazione con risposta scritta indirizzata al Presidente Leonardo Muraro , per conoscere esattamente come e quando la Provincia di Treviso, intenda affrontare la carenza di aule e e di spazi ad uso didattico formativo presso il Liceo Berto di Mogliano Veneto
Questo problema si somma a quelli già noti a Castelfranco Veneto e Treviso, evidenziando sempre di più, l'incapacità  da parte della Giunta Provinciale a guida Lega PDL, di dare risposte concrete a ciò che è una delle massime e più importanti competenze provinciali che è l'edilizia scolastica superiore. 
Non si è nel passato provveduto ad una seria ed efficace programmazione, basandosi anche sui flussi di iscrizioni che variavano di anno in anno ,  preferendo invece affidarsi ad una progettazione scolastica, limitata all'anno e non prevedendo per esempio che negli anni alcune preferenze didattiche degli studenti, potevano anche cambiare. Situazioni di carenza di aule per gli Istituti sono armai diventati un dato ormai consolidato all'inizio di ogni anno scolastico, in molte zone della marca trevigiana.

Abbiamo  l'idea di portare ad un confronto l'Assessore alla Edilizia Scolastica provinciale e la Direzione didattica dell' Istituto superiore del Liceo Berto, per evitare di limitare   il numero  delle iscrizioni alla prime classi, come è avvenuta per questo anno. Un fatto che lede anche la possibilità di molti giovani  della città di studiare nel proprio comune di residenza e di dover per forza andare ad altri licei  in altri comuni, con un aggravio anche dei costi ( trasporti ed altro) a carico di molte famiglie. Limitando anche di fatto la libertà di altri studenti   provenienti da altri comuni di poter scegliere liberamente dove poter studiare.

Interrogazione (art.54 del Regolamento del Consiglio Provinciale )
Premesso che :

Il Liceo “ Berto “ di Mogliano Veneto è una struttura scolastica che svolge il ruolo di accogliere molti studenti del territorio a sud di Treviso, la cui scelta è rivolta verso i seguenti percorsi didattici (Scientifico, Classico, Linguistico, Scienze Umanistiche.)
La struttura è ora composta di trentasette classi, di cui cinque di queste sono provvisoriamente ospitate presso il centro polifunzionale, presso la Parrocchia di Mazzocco e il numero degli studenti è arrivato a circa 940.

Visto che:

Sono quasi quindici anni che si parla di un  possibile ampliamento della struttura scolastica, ma sembra che mai nessuna risposta esaustiva sul tema,  sia stata mai data da questa o dalle precedenti amministrazioni provinciali.

Considerato che:

A causa di questa mancanza di spazi sufficienti a raccogliere le esigenze formative e didattiche del territorio del Comune di Mogliano Veneto, si è dovuto ricorrere da parte della Direzione dell’istituto al blocco delle iscrizioni, non permettendo a circa 100 nuovi studenti di iscriversi.

Il Sottoscritto Consigliere Provinciale chiede:

Come quest’Amministrazione Provinciale, intende adoperarsi per far fronte a questa situazione, di evidente mancanza strutturale.
Di iniziare anche a prendere in considerazione, dopo aver sanato la situazione del Liceo, la possibilità di creare un  polo scolastico unico  presso il Comune di Mogliano Veneto, per permettere di soddisfare l’esigenza di spazi di tutte le scuole (comprese quelle dell’obbligo) presenti nel territorio comunale.

Luigi Amendola



mercoledì 24 luglio 2013

Approvate in consiglio le nostre proposte su Berco e aperture domenicali


A seguito di sollecitazioni arrivate dal territorio, avevamo presentato circa un mese e mezzo fa due ordini del giorno per porre all'attenzione del Consiglio Provinciale due importanti questioni.
La prima è la situazione della Berco S.p.A., l'azienda metalmeccanica presente a Castelfranco Veneto oggetto di duri provvedimenti a carico dei lavoratori. Si tratta di circa 60 dipendenti su 300, dichiarati in esubero e costretti alla mobilità.
Altrettanto dura è stata la reazione delle RSU aziendali e dei sindacati rispetto ad una condotta unilaterale e per nulla collaborativa da parte della multinazionale Thyssen Krupp, che è proprietaria del Gruppo Berco, e la vertenza è all’attenzione del Governo e del Parlamento.
Il nostro Ordine del Giorno, che è stato votato all'unanimità, è un atto dovuto di solidarietà e sostegno nei confronti della situazione difficile dei lavoratori, ed impegna la Provincia ad agire per tutto ciò che le compete per lo sblocco positivo della situazione, e anche nel far sentire la propria vicinanza ai lavoratori di un’azienda come la Berco, che è una realtà significativa del sistema produttivo trevigiano.
Il secondo Ordine del Giorno " Libera la Domenica ", nasce da una proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta e promossa  dalla Confesercenti, dalla Conferenza Episcopale e dalle sigle sindacali della categoria del commercio. La raccolta di firme ha visto anche la partecipazione di Sinistra Ecologia Libertà in molte piazze della Marca. Questo impegno si è concretizzato con la presentazione, nel mese di maggio, della proposta di legge al parlamento italiano. La proposta vuole sancire un giusto principio: regolarizzare l'apertura degli esercizi commerciali non più verso una liberalizzazione totale (come auspicata e decisa durante il Governo Monti) che produce l'apertura indiscriminata dei punti commerciali sia la domenica che nei giorni festivi. Un enorme sacrificio per i lavoratori del commercio costretti a non avere più vita sociale e e a vedere compromessa la normale della vita famigliare, a fronte di un vantaggio per la collettività piuttosto limitato. Il nostro ordine del giorno impegna la Provincia di Treviso ad aderire alla campagna nazionale e chiede a tutti i parlamentari veneti di sostenere con forza il progetto di legge presentato, che vuole riportare alla singole Regioni la facoltà di decidere come regolare le aperture domenicali. Un principio legislativo per noi giusto, in quanto ogni singola realtà può anche decidere per la non apertura nei giorni festivi e nelle domeniche, non solo perché non rappresenta nemmeno una agevolazione da un punto di vista sia occupazionale che di guadagno vero e proprio per chi rimane sempre aperto, ma sopratutto porrebbe il territorio nel massimo rispetto dei suoi cittadini lavoratori, evitando di lavorare ogni giorno della settimana.
Il nostro ordine del giorno è stato approvato a larga maggioranza, con qualche voto contrario da parte del centro destra.

martedì 23 luglio 2013

Mobilità di Marca : le nostre perplessità sulle nuove tariffe

In merito al nuovo sistema tariffario del trasporto pubblico extraurbano, presentato e votato ieri in Consiglio Provinciale, fin dall'inizio della sua presentazione in Commissione abbiamo espresso  molte perplessità sulle sue cifre " reali" , sottolineando che il peso maggiore di tutta questa operazione è a carico delle fasce più deboli ( studenti e le loro famiglie).
E' una abitudine ormai persistente nel nostro paese, più debole sei e meno sei sostenuto nella tua vita quotidiana, anche e sopratutto in fatto di servizi per le persone.
Ricordiamo che il progetto di unificazione in un unico sistema di TPL, nasce da anni e ora si  è concretizzato nella creazione della società MOM ( Mobilità di Marca), a seguito della fusione delle quattro società ACTT, ATM,CTM, e LA MARCA..
Il nuovo sistema tariffario, intende offrire ai cittadini della Provincia una migliorata accessibilità al trasporto pubblico locale, permettendo agli utenti dei servizi EXTRAURBANO di fruire con il loro titolo dei servizi URBANI e viceversa.
La soluzione proposta in sintesi prevede un'offerta uniforme di titoli di viaggio, un supplemento tariffario per la fruizione integrata dei servizi di bacino e l'estensione della validità temporale dei titoli ai giorni festivi, nonché ai mesi estivi ed infine una logica tariffaria unitaria.
La delibera posta in votazione ieri ha l'obiettivo con il nuovo sistema di tariffe di promuovere " un uso più diffuso ed intenso" prevedendo " tariffe nuove e integrate quanto più possibile prossime" a quelle in essere e cioè ad impatto zero. 
Ricordiamo che essendo una azienda pubblica esiste l'obbligo di bilancio che sempre nella delibera, deve essere soddisfatto da " una accresciuta domanda soddisfatta ".
Analizzando le tariffe è visibile che in alcuni casi è prevista una minima diminuzione mentre in altri casi è previsto un considerevole aumento. 
Ricordiamo che la Regione Veneto ha imposto un aumento del costo del biglietto del servizio urbano di 10 centesimi, passando da 1,20  a 1,30 euro. 
Diminuendo anche  i trasferimenti verso il TPL. E' naturale quindi che le tariffe devono sostenere tutto questo,  con  un aumento generalizzato. 
A tal proposito certamente balza all'occhio che persistono delle notevoli differenze tariffarie negli abbonamenti annuali tra residenti in medesimo comune , ma che essendo domiciliati in frazioni diverse si arrivano ad avere una disparità di abbonamento annuale che in alcuni casi può arrivare anche a 200 o 300 euro di differenza. Il motivo è semplice ma molto ingiusto. In uno stesso comune può essere presente sia il Servizio Urbano verso Treviso e ritorno e Il Servizio Extraurbano verso Treviso e ritorno.
Un esempio è il Comune di Casale sul Sile, dove la frazione di   Conscio è coperta dal Servizio Urbano mentre chi è domiciliato a Casale, fruisce della tariffa extraurbana. Quindi uno studente che risiede nella frazione paga 200 euro l'anno mentre quello che risiede a Casale 430 euro .
Questo non è l'unico esempio ma altri casi simili sono  presenti  in  molti dei comuni della  cintura di Treviso e non solo.
Inoltre sempre nelle tariffe ieri presentate  , non sono  previste  alcun tipo di agevolazioni per gli anziani, i pensionati , i disoccupati e le famiglie numerose.
Quindi non abbiamo certamente taciuto anche su questo, sottolineando anche questa carenza sia ai vertici aziendali della società ( ieri erano presenti sia il Presidente Sartor, che il Direttore Colladon) che all'Assessore  ai trasporti  Noal. 
Alla fine quindi abbiamo deciso di presentare una mozione ( votata all'unanimità dal Consiglio Provinciale) dove viene chiesto ufficialmente un impegno da parte della nuova società MOM ( Mobilità di Marca) S.p.A., ad intervenire nel corso del primo trimestre dell'anno 2014 a rivedere le tariffe, per sanare sopratutto le marcate differenze tariffarie sopra descritte.
Ricordiamo a tal proposito che la Provincia di Treviso , possedendo anche il pacchetto di maggioranza dell'intera MOM , è stata delegata dalle Amministrazioni Comunali di Treviso, Vittorio Veneto, Conegliano, Montebelluna ed Asolo a definire il nuovo piano tariffario.
In tal senso non abbiamo potuto avallare questo progetto e ci siamo astenuti durante il voto, come tutti i gruppi di opposizione, che unitamente al nostro, hanno espresso le loro perplessità sul nuovo piano tariffario.
Pensiamo che non è possibile che alla fine il maggior peso di un dovuto pareggio di bilancio debba essere sopportato dagli studenti che sono poi la stragrande maggioranza dei fruitori del TPL.
Da parte nostra continueremo a monitorare l'andamento di questa azienda chiedendo tra qualche mese una apposita commissione, per relazionarci su come sarà l'impatto economico e di gradimento del servizio  sui cittadini trevigiani.


sabato 20 luglio 2013

PaTreVe e città metropolitane, un progetto centralistico e autoritario


dal governastro di larghe intese si prepara una offensiva centralistica e autoritaria sul governo locale

Si fa un gran parlare, nel dibattito pubblico locale, del progetto della città metropolitana PaTreVe, visto come il baluardo della modernità contro i conservatorismi. Se ne fa un gran parlare che forse è un troppo parlare. Troppo per non pensare che, forse, tante dichiarazioni entusiastiche a favore del nuovo ente nascondano la difficoltà di articolare proposte e idee per fronteggiare la crisi, e quindi ce la si prenda con il sistema istituzionale per sviare l’attenzione critica dagli attori politici che quelle istituzioni hanno governato. Con lo stesso meccanismo diversivo, a livello nazionale si invoca la necessità di una riforma delle istituzioni e della Costituzione, come se risiedesse lì l’origine delle difficoltà del paese e non invece nell’utilizzo che della Costituzione e delle istituzioni hanno fatto le classi politiche che hanno governato negli ultimi anni.
Il Governo Monti aveva imposto per decreto, all'interno del “SalvaItalia” e della “Spending Review”, una riforma delle Province e delle città metropolitane che fissava anche delle scadenze temporali precise. La riforma prevedeva la diminuzione del numero di province per accorpamento, la eliminazione degli assessori e delle elezioni provinciali (le province sarebbero diventate enti di secondo livello ma non sarebbero state abolite), la sostituzione delle province relative ai 10 maggiori comuni italiani (all’incirca) con le rispettive città metropolitane a partire dal 1 gennaio 2014. La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale, lo scorso 3 luglio, tutta la normativa introdotta in materia da Monti e dalla sua maggioranza, perché è un utilizzo illegittimo dello strumento del decreto d’urgenza quello di inserirvi delle riforme istituzionali.
Di fronte all’annullamento della riforma Monti, il Governo Letta non ha inteso riproporre la riforma del governo Monti utilizzando strumenti giuridicamente corretti, ma ha cambiato impostazione e ha presentato un disegno di legge costituzionale per eliminare la parola “Provincia” dall’intera Costituzione, e per eliminare anche la città metropolitana dall’art. 114. In questo modo si vuol stabilire un nuovo ordinamento degli enti territoriali della Repubblica, che sarebbero solo Comuni e Regioni. Il Governo entro luglio presenterà inoltre un disegno di legge, predisposto dal ministro per gli Affari Regionali Del Rio, nel quale fisserà tappe e modalità per la costituzione delle città metropolitane, con l'obiettivo di farle partire a metà 2014. Secondo quanto dichiarato alla stampa dal ministro, le città metropolitane non dovranno prevedere alcuna elezione da parte dei cittadini e il sindaco della città sarà anche il sindaco della città metropolitana. E’ la stessa posizione che ha sempre auspicato il sindaco Orsoni, che si è spinto a dire “la città metropolitana non vuole rappresentare la popolazione, non sarà una Provincia bis, per cui non avrà bisogno di alcuna elezione diretta, bensì si candida ad esercitare delle funzioni oggi in capo ai singoli Comuni”. (Corriere del Veneto, 9 luglio 2013). Diversa la posizione del Sindaco di Milano Pisapia, che ha dichiarato di non avere alcuna pretesa di fare il sindaco della città metropolitana e ritiene necessario che la scelta spetti ai cittadini tramite elezioni. La questione non è di poco conto, perché tocca il punto centrale della democrazia e della partecipazione della cittadinanza alle scelte strategiche della comunità in cui vive e opera. La costituzione di un “governo” della città metropolitana che decide sull’uso del territorio, sui servizi pubblici, sulle infrastrutture, sui trasporti e sullo sviluppo economico di tre province, non possa non avere una legittimazione democratica diretta, attraverso elezioni, e non attraverso la nomina da parte dei sindaci, eletti per altre funzioni e su altri programmi elettorali, e con sistemi elettorali e dunque livelli di rappresentatività non omogenei. Se guardiamo alle esperienze che già esistono, e sono tante, di enti e consorzi di secondo livello, vediamo come, al di là dei risultati positivi o negativi conseguiti nel perseguimento delle loro finalità, questi enti operano all’oscuro dell’opinione pubblica, senza un dibattito democratico aperto, senza una discussione pubblica sulle scelte operate, senza trasparenza nell’affidamento degli incarichi e dei compensi. Le scelte di questi enti, a partire dalla formazione delle maggioranze e delle minoranze, avvengono nelle sedi dei maggiori partiti che organizzano i sindaci in cordate politicamente omogenee. Prendiamo ad esempio il gruppo Ascopiave, una holding partecipata da 93 comuni, il cui consiglio di amministrazione è frutto di un accordo tutto politico tra Lega, che ha la maggioranza dei sindaci, e PD (il PDL è stato escluso da un patto fra le segreterie provinciali). Qualcuno può spiegare come un singolo cittadino possa essere informato, tantomeno partecipare o influire, sulla gestione di questa società, senza diventare sindaco ? Ascopiave ha competenza sulla distribuzione del gas, è una società di diritto privato quotata in borsa e opera sul mercato (grosso modo). Ma fatte le opportune distinzioni, se questo tipo di governance lo estendiamo ad un ente che avrebbe competenza su: dove fare le strade e i ponti, dove fare le scuole superiori, quali aziende incentivare e quali no, dove costruire e dove no, dove localizzare le zone produttive e dove porre vincoli di tutela ambientale, quali linee e quali mezzi di trasporto pubblico attivare, come e dove organizzare la raccolta dei rifiuti, la distribuzione di acqua, e via dicendo, dove va a finire il carattere democratico dell’organizzazione degli enti locali ?
L’altro tema da chiarire è quello della delimitazione territoriale della città metropolitana; è piuttosto evidente che l’esigenza di forme di governo innovative per le realtà metropolitane nasce dall’esigenza di dare una regia unitaria alle conurbazioni che si sono andate realizzando attorno a grandi città. E’ facilmente verificabile come attorno a grandi realtà comunali si sia realizzato un continuum urbanistico che rende impossibile, in assenza di apposita cartellonistica, realizzare dove finisca un confine comunale e ne inizi un altro. La cintura urbana si alimenta di uno scambio continuo di spostamenti e di relazioni economiche, commerciali, culturali e lavorative, che la frammentazione amministrativa non riesce a governare efficacemente. I criteri per circoscrivere puntualmente l’area caratterizzata dal carattere metropolitano possono essere i più diversi, e difatti non esiste ad oggi un criterio universalmente riconosciuto. Quello che è certo è che difficilmente si può comprendere come un criterio per la definizione del perimetro della città metropolitana possa essere quello dei confini amministrativi della Provincia di riferimento del comune centrale. Eppure questo prevedeva la riforma Monti e questo pare che molti vorrebbero fosse previsto dal provvedimento governativo. Nel caso della Patreve, la città metropolitana dovrebbe quindi coincidere con i confini delle tre province di Venezia Padova Treviso. Se si assume che la città metropolitana coincida con i confini della provincia, quello che si vuol realizzare è dunque un nuovo ente di governo di area vasta, una replica delle province deprivate del loro carattere elettivo e rappresentativo. Sarebbe intellettualmente onesto, allora, non chiamarle “città”.
Le precedenti previsioni normative sulle città metropolitane, dalle legge 142/1990 al dlgs 267/2000 alla legge 42/2009, prevedevano dei meccanismi di perimetrazione delle città amministrative che partivano dalle volontà espresse di comuni provincia e regione. Un meccanismo che, anche se non è riuscito ad avviarsi in nessuna realtà, certamente va ribadito come il più razionale, oltreché democratico. La scelta è tra un sistema impositivo, autoritario, centralistico, top-down, che impone a tutte le realtà le stesse scadenze e le stesse modalità, e un sistema invece che parta dal basso, bottom-up, democratico e partecipativo.


In definitiva, il governo Letta continua l'atteggiamento superficiale, frettoloso e propagandistico proprio del suo predecessore nell'affrontare temi, come il riordino delle istituzioni della Repubblica Italiana, che avrebbero bisogno di ben altro spessore di approfondimento e discussione. E' auspicabile che il governastro di larghe intese cessi al più presto di produrre paralisi sulle cose urgenti e sbrigatività sulle riforme da meditare, e consenta un ritorno alla normale democrazia parlamentare. Ma, visto che così purtroppo non pare sarà a breve, bisogna attrezzarsi a respingere l'offensiva di stampo autoritario che il governastro Letta vuole muovere sul fronte del governo locale.

Luca de Marco