domenica 28 aprile 2013

No alla discarica di Casale sul Sile


Ribadiamo un nostro no deciso alla apertura della discarica di Casale sul Sile, un  no  già espresso in Consiglio Provinciale nel luglio 2012, con il voto unanime di tutti i consiglieri.
Una decisione della Provincia di Treviso prevista  dalla legge Regionale n.11/2010  e che all’art 16 recita : “non possono essere rilasciati provvedimenti di approvazione dei progetti di impianti di smaltimento o recupero di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, né concesse autorizzazioni all’esercizio di nuovi impianti di smaltimento o recupero di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, in assenza di una deliberazione del consiglio provinciale competente per il territorio”. La legge regionale prevede che debba esserci il parere del Consiglio Provinciale come necessario e vincolante per poter autorizzare nuove discariche per rifiuti speciali sul nostro territorio. Il criterio si basa  sulla “Indispensabilità” di impianti nuovi, e per capire se lo sono veramente è necessario capire se l’impianto proposto sia indispensabile.
Sempre secondo questo articolo, la Giunta Regionale del Veneto effettua tramite l’Osservatorio rifiuti dell’ARPAV Regionale, una serie di studi e valutazioni tecniche che aiutano a decidere sul criterio principale che permette il rilascio di nuove autorizzazione per nuovi impianti di smaltimento o recupero pericolosi o non (discariche ed inceneritori).
Nella relazione dell’ARPAV che ci è pervenuta al momento della discussione sul nuovo impianto di discarica per Casale sul Sile, risulta tra l’altro che il ricorso a nuove discariche è ormai relegato ad un ruolo marginale, dato che a causa della sfavorevole congiuntura economica si è ridotta la quantità di rifiuti prodotta,  e  che viene privilegiato il recupero rispetto allo smaltimento. 
La relazione indica  anche che negli ultimi anni nelle discariche per rifiuti non pericolosi (escludendo quelle per il materiale edile) i rifiuti avviati sono stati 850 mila tonnellate (anno 2009), inferiore al limite di 1 milione di tonnellate di rifiuti per anno (quantitativo previsto).
Dall’altra parte il volume approvato di oltre 7 milioni di metri cubi di rifiuti non pericolosi che corrispondono ad oltre 8 milioni di tonnellate, sulla base delle discariche già presenti e regolarmente approvate, fa sì che esse possano  far fronte per altri cinque anni allo smaltimento dei rifiuti presenti nella zona.
Da qui la decisione del Consiglio Provinciale, con il voto favorevole di tutti i consiglieri della commissione, di non dare l’autorizzazione alla discarica di Casale sul Sile.
A questo punto chiediamo che la Provincia ricorra al Tar rispetto alla decisione presa nella Commissione VIA regionale.  Una decisione   che  rigettiamo con forza anche perché  nasce solo da puri aspetti di guadagno della ditta, e non da reali esigenze di smaltimento dei rifiuti, come già evidenziato nella relazione dell' ARPAV presentata un anno fa. 
Ci appare alquanto strano il mancato voto contrario della Provincia di Treviso durante la riunione della Commissione per il rilascio dell'autorizzazione, perché appare anche non in linea  con la  volontà espressa dal Consiglio Provinciale nel luglio 2012. 
Nel nostro territorio non servono altre discariche, anzi si dovrebbe procedere con maggiori controlli su quelle già presenti, per evitare situazioni assai pericolose per la salute dei cittadini trevigiani come è accaduto per l'impianto presente nella cittadina di Zero Branco (caso Mestrinaro), ove addirittura non si trattavano regolarmente rifiuti pericolosi. Infatti vi è sul triste caso, anche una indagine della Procura di Venezia
Le circa 310 mila tonnellate  di  rifiuti male odoranti   della discarica di Casale sul Sile, inseriti in un polmone verde, insieme al continuo passaggio di autocarri all'interno delle strade cittadine, ci sembrano veramente troppo da poter sopportare anche per i cittadini più pazienti.

giovedì 25 aprile 2013

Caso Mestrinaro: La provincia si mostri vicina ai cittadini di Zero Branco.



Oggi si è tenuta in Provincia la convocazione della  IV ° commissione permanente-sezione ambiente, che prevedeva al secondo punto  dell'Ordine del Giorno una relazione sul caso della ditta Mestrinaro S.p.A. di Zero Branco, da noi richiesta insieme agli altri gruppi di opposizione consiliare .
Il Centro di recupero di rifiuti inerti con il loro relativo riutilizzo , è stato negativamente protagonista delle recenti cronache locali a causa di un’ indagine da parte della magistratura veneziana. L’indagine riguarda il presunto uso di sostanze nocive e di rifiuti inquinanti, che, sempre secondo i magistrati veneziani, sarebbero stati usati illecitamente per essere miscelati assieme a calce e cemento per produrre il “ Rilcem” , composto veduto e  usato per creare sottofondi stradali. Tra le opere sospettate di essere state realizzate con l’uso del “Rilcem” contaminato, figurano tra le altre il tratto della nuova terza corsia dell’A4, all’altezza del casello di Roncade, e il parcheggio dell’aeroporto Marco Polo di Venezia per un totale di circa 38 mila tonnellate di prodotto. L’indagine ha causato il sequestro preventivo da parte dei carabinieri del Noe di 12 mila metri quadrati dell’impianto di recupero della Mestrinaro contestualmente a capanni e attrezzi e circa 4 mila metri cubi di rifiuti. L’azienda, è inoltre, da molto tempo al centro di una disputa con il Comune e con i cittadini, per la richiesta della stessa azienda di avviare l’attività di un impianto di recupero e trattamento di rifiuti pericolosi, proprio nel bel mezzo dell’abitato della zona dove l’azienda ha sede, cioè in  località Bertoneria.
La nostra posizione è quella prima di tutto di essere contrari alla richiesta effettuata alla Regione Veneto della ditta di Zero Branco ,di procedere con un suo ampliamento della attività di recupero e stoccaggio di rifiuti pericolosi . Sottolineando la gravità nel comportamento non proprio trasparente e forse anche illegale dei responsabili della Mestrinaro S.p.A. , oggetto di denuncia e relativa indagine da parte della Magistratura .A tal proposito alla Giunta provinciale e al presidente Muraro , chiediamo di pronunciarsi pubblicamente in una chiara e inequivocabile risposta politica sull’argomento, al fine di esprimere la massima vicinanza e la giusta sensibilità alle legittime preoccupazioni della popolazione locale, dovute alle possibili contaminazioni ambientali che la presunta attività illecita della Mestrinaro potrebbe aver causato al territorio, soprattutto alle falde acquifere da cui i pozzi delle abitazioni prelevano l’acqua per gli usi domestici, dato che nella zona non esiste l’acquedotto. In tal senso è stata richiesta una supplementare analisi delle falde acquifere intorno alla ditta Mestrinaro, da parte dell’Arpav. Inoltre è stato fatto notare come si deve tener presente il comportamento della azienda stessa nei confronti dei circa 90 dipendenti, usati più volte come “scudi umani”, minacciati di cassa integrazione e licenziamenti collettivi; strategia volta a sollecitare nell’opinione pubblica un atteggiamento pro-Mestrinaro,  al fine di legittimare  la volontà dell’azienda  zerotina di avviare a tutti i costi l’attività di trattamento dei rifiuti speciali, vista come unica salvezza alla propria capacità occupazionale.
Abbiamo anche posto una domanda specifica se in qualche lavoro stradale effettuato dalla provincia , fosse stato mai usato il " Rilcem " . A tale domanda sia il Dirigente responsabile ed anche il dott. Rapicavoli hanno risposto che mai l'ente ha utilizzato materiali provenienti dalla Mestrinaro .
L'Assessore all'ambiente si è reso disponibile ad aggiornare il Consiglio sulle future vicende .Da parte nostra vigileremo e solleciteremo perché la provincia sia sempre propositiva nella vicenda, contribuendo a cercare soluzioni che tutelino i cittadini e l’ambiente di Zero Branco.

martedì 23 aprile 2013

Per il momento " l'acqua " è salva


Ieri sera in Commissione Bilancio si discuteva la proposta di delibera della Giunta Provinciale che proponeva il recesso della Provincia di Treviso da socio del Centro Internazionale per la Civiltà dell’Acqua.
Abbiamo proposto la sospensione della delibera e l'audizione del direttore del Centro per verificare l'utilità della partecipazione a questa associazione,  l’Assessore all'Ambiente Villanova ha accolto la
nostra richiesta.
Si tratta di una scelta, quella proposta dalla Giunta, che porterebbe al nostro Ente un risparmio di  soli 7.750 euro e che ci risulta
incomprensibile, in quanto si va a tagliare la presenza in una associazione che non solo ha visto la Provincia tra i soci fondatori,ma che ha come finalità la valorizzazione dell’acqua come bene comune essenziale per le comunità, che vivono e lavorano nel territorio.
Il Centro Internazionale per la Civiltà dell’acqua svolge infatti attività didattica ed educativa, tramite seminari e convegni e corsi di formazione agli operatori del settore, agli amministratori degli enti pubblici, ai docenti e agli studenti delle scuole, sul rispetto di una fondamentale risorsa come l’acqua.
Siamo quindi soddisfatti della decisione presa in commissione e ci auguriamo che preluda ad un accantonamento della scelta intrapresa.
Per quanto riguarda i risparmi, abbiamo già evidenziato come li si possano trovare eliminando l'adesione della Provincia alla associazione leghista degli enti locali.

sabato 20 aprile 2013

il casello sulla A 27 non è una priorità per la collettività trevigiana


La settimana scorsa si è discussa, in una apposita Commissione Provinciale da noi richiesta, l'intricata vicenda del nuovo casello di S.Lucia di Piave.
L'idea del casello sulla A 27 e la relativa viabilità di collegamento con le strade provinciali nasce dagli obiettivi indicati nel piano strategico della provincia, che per uso equilibrato del territorio indicava tra l'altro un nuovo sistema viario, funzionale allo sviluppo ed in grado di collocare la Marca al centro delle traiettorie di trasporto europee. Infatti con gli anni si è proceduto in questa direzione, realizzando interventi strutturali sulla viabilità di zona e di area, cioè continuando a riempire la Marca di rotonde e cemento.  Nel 2008 L'idea del casello è stata poi sviluppata nel PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), che presentava tutta una serie di interventi infrastrutturali collegati con il cambiamento indotto dall'apertura del nuovo casello di S.Lucia di Piave.
Il territorio interessato all'intervento si collocherebbe in un territorio che interessa principalmente tre comuni: Mareno di Piave, Cimadolmo e S.Lucia di Piave. Il nuovo casello andrebbe a collocarsi tra i caselli di Treviso Nord e di Conegliano. Quindi alla fine si avrebbero tre caselli in soli 30 Km di autostrada. e sopratutto il nuovo casello e la relativa viabilità di collegamento a carico della Provincia di Treviso, si porrebbe in una zona a ridosso del fiume Piave. Infatti fin dall'inizio la Soprintendenza in sede di conferenza dei servizi ha sempre espresso il suo parere contrario in quanto quest'opera andava a crearsi in una area ampiamente tutelata dal punto di vista ambientale e paesaggistico come è l'area del fiume Piave. Indicando come soluzione corretta e alternativa un ampliamento dell'asse viario già esistente. La Provincia di Treviso si è opposta a questa soluzione e l'intero progetto è arrivato nelle mani del Ministero delle Infrastrutture (ha la competenza per gli interventi di Autostrade per l'Italia) e sempre in quella sede, nella conferenza dei servizi svolta nel marzo 2011, la Soprintendenza ha continuato a esprimere il suo parere negativo. Alla fine tutto il progetto a causa dei continui "scontri" tra la Provincia e la Soprintendenza è arrivato sino alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che a questo punto dovrà decidere se effettivamente questo intervento strutturale sia una infrastruttura necessaria oppure prevalga la tutela dell'aspetto paesaggistico e si decida quindi per un definitivo stop a questa opera.
Teniamo subito a chiarire una cosa . Nel piano triennale delle opere pubbliche l'intervento di collegamento viario tra le SS.PP.34 e 92 non è presente , in quanto non vi sono nella disponibilità economica i circa 11.000.000 di euro previsti per questa opera pubblica .
Noi fin dall'inizio abbiamo dichiarato le nostre perplessità, rilevando in questo intervento  a ridosso di una area di pregio sia ambientale che paesaggistica, una altro forte impatto sul territorio con conseguente diminuzione di terreno agricolo a favore del cemento.
Teniamo anche a ricordare che in quell'area, secondo anche quanto previsto nel P.R.A.C ( Piano Regionale Attività di Cava ), è presente una grande quantità di materiale estraibile. Se la nuova opera viaria venisse costruita, sarebbe funzionale all’aumento dell’attività di cava già abbondantemente presente nella nostra provincia e in quella zona in particolare.
Pensiamo anche che in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, questa opera non sia prioritaria. Ci appare più urgente e sicuramente più utile utilizzare i fondi della Provincia di Treviso per esigenze più immediate e sicuramente più proficue per la Marca: edilizia scolastica, messa in sicurezza idrogeologica del territorio, manutenzione degli argini, riapertura di strade chiuse da frane e consolidamento dei versanti, messa in sicurezza antistismica degli edifici di competenza della provincia presenti nella.  Insomma stiamo cercando di convincere la giunta provinciale a cambiare la priorità delle scelte amministrative, mettendo in cima alla lista le spese che corrispondono alle reali esigenze della intera collettività . A noi questo ci pare un segnale di buona politica.



martedì 16 aprile 2013

Riusciamo a tagliare delle spese utili ma ci teniamo la CO.NORD



La Giunta Provinciale intende proporre l’uscita della Provincia di Treviso dalla partecipazione al Centro Internazionale per la Civiltà dell’Acqua, adducendo come motivazione l’esigenza di risparmiare i 7.750 euro annui di adesione. Noi siamo contrari a questa iniziativa e riteniamo piuttosto che sia ora che la Provincia smetta di versare la quota associativa alla CoNord, che è l’associazione leghista di enti pubblici La CoNord ha infatti la propria sede trevigiana nella sede provinciale della Lega e il vicepresidente vicario è l’assessore provinciale Contarin.
Saremmo  quindi  grati al Presidente Muraro se nel prossimo Consiglio Provinciale illustrasse a tutti i Consiglieri cosa portano, in termini concreti,  i ben 28 mila euro che la Provincia di Treviso versa alla Confederazione delle Provincie e dei Comuni del Nord, che è di fatto una costola della Lega Nord, rispetto ai servizi che già garantisce l’Unione delle Province. Ci piacerebbe conoscere cosa ha rappresentato in valore aggiunto per il nostro Ente in fatto di servizi e consulenze utili alle funzioni previste  dall'Ente, in  un momento dove addirittura l'attività della Provincia ha il sapore dell'incognita per il futuro e dove già spendiamo quasi 40 mila per la quota di adesione all’U.P.I  (Unione delle Provincie Italiane ). Invece andiamo a tagliare di 7.750 euro le spese proponendo di togliere  la adesione della Provincia di Treviso come Socio nel CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CIVILTA’ dell’ACQUA ? Nel prossimo Consiglio Provinciale andremmo a votare una delibera di giunta che vedrà il recesso come socio della Provincia da una Associazione di cui è stata addirittura fondatrice e che ha tra le sue finalità associative la valorizzazione dell' acqua come bene essenziale per le comunità che vivono e lavorano nel territorio, attraverso attività di raccolta, conservazione ed elaborazione di documenti e notizie sul bene "acqua"; e che svolge una funzione educativa nei confronti delle popolazioni interessate sull’utilizzo e sul rispetto di questa fondamentale risorsa. Più in particolare, “educativa all'uso dell'acqua” come forma di tutela delle acque rispetto a comportamenti comunque direttamente od indirettamente inquinanti, anche attraverso seminari, convegni e corsi di formazione rivolti agli operatori del settore, agli amministratori degli enti pubblici, ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado e ai cittadini in generale. Onestamente non questi i soldi spesi male ma forse i 28 mila euro versati alla CoNord, che rappresentano una specie di tassa annuale che paghiamo ad un Ente costola della Lega .
Leggendo le motivazioni della Proposta di delibera si apprende  che il motivo è  una  revisione della spesa e che quelle prima da tagliare sono quelle delle funzioni libere , che ricomprendono tutte quelle spese non direttamente collegate alle funzioni e ai servizi che competono per legge alle Province.
Ecco, la quota associativa alla CoNord a noi ci appare proprio che rientri pienamente nelle motivazioni sopraesposte , visto che abbiamo già l’U.P.I. ( Unione delle Provincie Italiane ), che è l’associazione ufficiale di tutte le Provincie e che svolge egregiamente i compiti di assistenza e di rappresentanza degli enti provinciali.
Per questo chiediamo a tutte le associazioni e i cittadini sensibili al tema della difesa dei beni comuni di intervenire a sostegno della continuazione della partecipazione della Provincia al Centro Internazionale  per la Civiltà dell’Acqua.

domenica 14 aprile 2013

ASCOPIAVE non deve essere legata alle beghe della Lega




La Lega non è la proprietaria del futuro economico del nostro territorio e sopratutto l'operazione che è descritta oggi sulla stampa deve essere trasparente e spiegata ai cittadini e ai sindaci in modo chiaro e diretto. A tal proposito chiederemo anche un pronunciamento ufficiale tramite presentazione di una mozione in merito in Consiglio Provinciale per conoscere e garantire il futuro di Ascopiave che è una azienda sana e non capiamo il perché deve essere incorporata all'interno di una altra Azienda ( AGSM di Verona ) che vanta quasi 300 milioni di debiti verso le banche e quindi non sana ed il tutto a svantaggio della Comunità Trevigiana andando a sopperire alla mala gestione operata dalle Amministrazioni di un altro territorio.
Desideriamo porre all'attenzione dei Sindaci Trevigiani il problema perché è assolutamente necessario che ogni operazione che, tramite i comuni consorziati in ASCOPIAVE, veda partecipi i cittadini che poi sono indirettamente i proprietari della società stessa.

Asco, la battaglia finale «Tosi la riempirà di debiti»

Lega nella bufera: nel giorno del direttivo regionale padano in cui Flavio Tosi dovrà prendere atto delle dimissioni di Giorgio Granello - segretario trevigiano sfiduciato dai bossiani - e commissariare la Marca, scoppia la bomba Ascopiave, ossia il tentativo del leghisti maronian tosiani veronesi di conquistare il colosso del gas di Pieve di Soligo, guidato con il presidente Zugno dai lealisti bossiani. Maronian tosiani che nella Marca fanno appunto riferimento a Granello.
A gridare allo scandalo è Enrico Quarello, ex segretario del Pd oggi nel consiglio di amministrazione di Ascopiave. Il suo timore? Che Tosi voglia portare a segno la fusione tra Ascopiave e la veronese Agsm, società carica di debiti: «Dietro i finti buoni propositi di Tosi di costruire un polo veneto delle multiutility», dice Quarello, «c’è l’obiettivo di utilizzare il patrimonio finanziario di Ascopiave per risolvere problemi altrui. Con la disastrosa conseguenza di spostare fuori Treviso il luogo decisionale e quindi la forza di Ascopiave come azienda del territorio e dei suoi cittadini, ammazzando le disponibilità finanziarie che oggi sono una grande risorsa per i Comuni trevigiani soci, sotto forma di dividendi». Ecco perché, sostiene sempre Quarello, Granello ha proposto ai ribelli bossiani per ritirare le proprie dimissioni una piattaforma comune - subito rigettata - in cui si parla di «portare trasparenza» nelle partecipate, Ascopiave in testa. A lanciare per primo l’allarme sull’intenzione dei veronesi di espugnare Ascopiave, confermando voci che circolano da tempo, è stato però un articolo di Nordesteuropa, in cui si ricorda che Tosi è stato il principale sponsor della nuova società 2V Energy, nata da Agsm di Verona e Aim di Vicenza, che hanno dato vita a una newco per l’acquisto di gas ed energia pronta a espandersi. Dove? Nel Polesine, dove Asm Set è la partecipata della spa del Comune di Rovigo che ha il 51% delle azioni, mentre il resto è in mano a Ascopiave. Ma Rovigo vorrebbe vendere.
Un panorama fatto di soldi e potere, imperniato nella guerra tra bossiani e maronian tosiani. Ecco perché a Quarello puzza di bruciato la recentissima uscita di Granello, fidato di Tosi ma anche di Maroni, che ieri gli ha telefonato per dirgli di tenere duro contro i bossiani: «guarda caso», Granello ha attaccato il presidente di Ascopiave Fulvio Zugno, lealista bossiano, criticando i compensi in Asco e la gestione.
Un attacco, secondo Nordesteuropa, «che in realtà nasconde la contrarietà di Zugno a un concambio di azioni tra Ascopiave e la veronese Agsm, che registra nel bilancio 2011 ben 287 milioni di debito verso le banche». E quindi «i numeri» darebbero ragione alla resistenza dei lealisti bossiani contro la fusione con Verona, caldeggiata dai maronian tosiani. Ma Tosi ha una precisa strategia in testa: il leader veneto della Lega e sindaco di Verona ritiene che la guerra in atto nel settore delle multiutilities potrebbe marginalizzare i gruppi pubblici veneti, troppo frammentati, vedi il caso di Acegas acquisita da Hera, che dimostra la gracilità del fronte veneto. Eppure dopo la nascita di Edipower, le aziende medio-piccole sono destinate a essere incorporate dai big: Mediobanca, ad esempio, vuole creare una super utility del Nord. E Ascopiave? Per Tosi la sua mono-vocazione per il gas sarebbe un limite. Tosi è dunque convinto che le multiutilities venete si debbano rapidamente integrare tra loro, quindi fondersi con il polo lombardo di A2A e quello piemontese di Iren. Zaia, Da Re, Gobbo e Zugno vogliono invece usare Ascopiave «come un bancomat» - sono parole di Da Re - per i Comuni. Al massimo, potrebbe essere alleata di Eni. Due posizioni opposte ma con lo stesso fine: comandare per smistare una valanga di soldi.

dalla Tribuna di oggi 

giovedì 11 aprile 2013

Il Lavoro al centro della nostra provincia



Durante il Consiglio Provinciale di ieri dove è stato presentato e sottoscritto il Piano per il rilancio del Lavoro nella nostra provincia, abbiamo proposto che da subito si inizi seriamente un percorso condiviso con tutto il Consiglio, insieme alle parti sociali e alle associazioni di categoria, che ponga la crisi da lavoro, con i suoi effetti tragici, al centro dell’ attività per il prossimo periodo .
Ci siamo sempre imposti come regola e come modo di far politica, al di là di tutte le indicazioni che provengono dalla stampa o dai vai commentatori interni ed esterni che, fino a quando l'Ente Provincia esisterà, noi continueremo a credere nella sua funzione e nel suo ruolo, cercando sempre di proporci come gruppo di opposizione propositivo e costruttivo.
Purtroppo ieri  ancora una volta è accaduto il solito show del gruppetto dei due sernagiottiani  Fava e Di Mitri,  consiglieri provinciali assai strani, che da sempre antepongono la loro misera carriera personale alle esigenze del territorio, e il tema della seduta di ieri sera, di fondamentale importanza per tutti,  era il lavoro .
La loro assenza sembra essere stata motivata dalla mancata dimissione dell'altro appartenente al Pdl Zambon, dalla carica di Vice presidente . Di fatto ieri, insieme all'assenza anche degli altri due consiglieri del Pdl Conte e Bonesso, si è svolta una seduta assai anomala dove è stato sottoscritto il documento  da parte di tutte le parti sociali e le associazioni di categoria del nostro territorio,  un documento proposto dalla maggioranza lega-pdl, senza la presenza in aula di metà della maggioranza politica della Provincia . Un fatto a dir poco increscioso e per noi assai grave, da noi prontamente ribadito durante la seduta consigliare.
Diciamo subito: la somma stanziata per le politiche sul lavoro di 500.000 euro è una somma molto esigua. Per questo abbiamo proposto che si inizi seriamente un percorso che veda al centro tutto il Consiglio con insieme gli attori principali del nostro territorio coinvolti nell'indicare dei veri e propri piani di rilancio.
Nel piano presentato  abbiamo fatto inserire la richiesta al Parlamento della proroga sugli incentivi al 50% sulla riqualificazione e sulla ristrutturazione energetica degli edifici, il cui termine è stato previsto per il 30 giugno 2013, che lo stesso sia posticipato al 31 dicembre 2013.
Ribadiamo che il lavoro è dignità e che non può essere sempre considerato un costo da abbattere, ma costituisce una vera e propria risorsa per le persone e per l’economia italiana.
Nel nostro territorio ormai il tasso di disoccupazione al 7% mentre quello giovanile si sta ormai attestando abbondantemente sopra il 20%. Ci pare importante stabilizzare la forma del precariato, anche ricorrendo alla nostra proposta di legge sul reddito minimo garantito .
Una forma di sostegno al reddito molto importante, che permetterebbe a molti di poter vivere i periodi di ricerca del lavoro  con maggiore dignità e soprattutto senza  essere costretti ad accettare sempre il primo posto di lavoro disponibile solo perché deve vivere, tralasciando spesso le proprie competenze o professionalità guadagnate con lo studio o con un lavoro perso. 
E' necessario anche rivedere le maglie del Patto di stabilità interno degli Enti Pubblici. Ad esempio la nostra Provincia ha circa 86 .000.000 di euro inutilizzati e bloccati dal famigerato patto.
Perché non verificare la possibilità, anche attraverso una  precisa richiesta al governo con relativo apposito decreto, di svincolare una parte di essi per permettere ad esempio la costruzione di nuove scuole, oppure di porre in sicurezza antisismica molti edifici scolastici siti nella pedemontana?
Perché non rivedere anche il piano delle opere pubbliche, cercando di stabilire seriamente e senza alcuna operazione di marketing politico,  se vale di più per il rilancio del lavoro una grande opera pubblica, come a esempio la costruzione del nuovo casello sulla A27 ed il relativo intervento di raccordo viario a carico della Provincia, oppure se sia più opportuna la scelta di avviare una serie di piccoli cantieri con la funzione di porre in sicurezza vera il nostro territorio come: viabilità stradale (rimuovere frane che impediscono la normale percorrenza su alcune strade provinciali), occuparsi ad esempio della manutenzione delle strade intorno alla città di Treviso, chiedendo anche ai comuni interessati quali tratti di pista ciclabile potrebbero essere terminati.
Perché non pensare ad esempio di creare un grande settore della bioedilizia nelle provincia, e soprattutto perché non indicare la via della riconversione dei numerosi capannoni industriali abbandonati sul nostro territorio ? Ormai le aziende hanno chiuso, i capannoni dismessi potrebbero essere riconvertiti e ridonati alla collettività trevigiana ospitando lì nuovi insediamenti industriali, senza continuare  a costruirne degli altri . Ricordiamo che ormai nella nostra provincia su 10 capannoni esistenti 4 sono abbandonati. Si potrebbe evitare così una immensa distesa di ulteriore e inutile cemento.
E ancora: perché non pensare anche a una forma di co-working all'interno del Sant'Artemio? Le attrezzature informatiche ci sono, gli spazi anche e quindi molti giovani imprenditori potrebbero trovare il loro "ufficio" senza alcun aggravio sui costi di gestione della attività. Questo permetterebbe forse ai tanti talenti di poter esprimere la loro potenzialità lavorativa .
Perché non riuscire a ricavare, anche rivedendo il bilancio, una somma necessaria come quella di un fondo anti-crisi da noi proposto, che sia di sostegno reale alle molte famiglie, ai pensionati e ai disoccupati che non riescono più a vivere?
Insomma, se ci fosse una reale volontà politica per il lavoro e la sua rinascita, le idee  per tradurre questa volontà in scelte concrete ci sono, bisogna solo cercarle di ricostruirle insieme, dialogando tra tutti senza alcuna preclusione di colore politico.
Viviamo in un momento drammatico che deve vedere la fine del tempo delle polemiche, è necessario iniziare invece con il tempo delle proposte serie e concrete per la rinascita vera del nostro territorio .
Noi su questo modo di ragionare ci siamo e siamo pronti a dare il nostro massimo contributo.

mercoledì 10 aprile 2013

Muraro non faccia il leghista tifoso ma l'amministratore. La Provincia rigetti il piano di Asolo senza derogare al Piano Provinciale



Il presidente della Provincia difende il Piano di Assetto del Territorio proposto dalla Giunta Comunale leghista di Asolo, che prevede nuova cementificazione in un borgo famoso in tutta Italia.
Contro l'operazione si sono espressi non solo le opposizioni comunali, ma un vastissimo fronte sociale e culturale, dalla CNA all'Ascom, dalla Cia alla Coldiretti alla Confartigianato, allo Spi CGIL. A favore del territorio sono scesi in campo personaggi come Salvatore Settis, Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi, Gian Antonio Stella.
Muraro difende la giunta sostenendo che si tratterebbe di scegliere tra occupazione e territorio, e lui non ha dubbi sul scegliere il lavoro. “E' un caso fotocopia di quello di Colomberotto a Barcon e di Ikea a Casale”, sostiene il Presidente della Provincia. Proprio il caso di Barcon, con la fine anticipata della giunta leghista, dovrebbe consigliare maggiore prudenza al leghista Muraro. Sia nel caso di Ikea che di Barcon, in realtà i ritorni occupazionali erano del tutto ipotetici, mentre era certo il consumo di territorio agricolo. In una realtà, come la nostra, ormai tristemente disseminata di capannoni con la scritta “Vendesi”, “Affittasi”, o semplicemente chiusi. Per questo abbiamo contrastato quei due progetti, proponendo come alternativa al consumo di territorio agricolo il riuso di aree produttive dismesse, e per questo sosteniamo oggi le ragioni della protesta contro il Pat della giunta leghista di Asolo.
La Provincia ha un ruolo fondamentale nell'approvazione del Pat del Comune di Asolo, dato che non è più la Regione l'Ente competente all'approvazione delle nuove programmazioni urbanistiche comunali ma bensì la Provincia. Da parte nostra porteremo all'attenzione del Consiglio Provinciale le ragioni del territorio, contro l'ansia cementificatoria dei leghisti. Sapendo che il piano provinciale non è stato fatto per ampliare le zone industriali ma per ridurle.
Auspichiamo che questa sera la risicata maggioranza leghista nel Consiglio Comunale di Asolo non ce la faccia ad adottare il Piano. In ogni caso, se il Pat venisse adottato non sarebbe ancora in vigore. Dovrebbe infatti ricevere il parere della Commissione Regionale VAS e il parere tecnico definitivo della Provincia, e l'iter prevede la possibilità di presentazione di osservazioni al piano. E solo successivamentedopo una conferenza di Servizi con Comune e Provincia e la ratifica definitiva della Provincia, si avrà la approvazione del piano. Le possibilità di modifica ci sono e devono assolutamente essere perseguite.
Muraro ha già tentato nel marzo dell'anno scorso di introdurre meccanismi di deroga al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, per dare il via libera ai progetti dei privati su Barcon e su Ikea, ma gli è andata male, dato che anche una parte della sua maggioranza non lo ha seguito. Chiediamo quindi a Muraro di comportarsi da amministratore e non da leghista tifoso supporter dei suoi compagni di partito che amministrano Asolo.

venerdì 5 aprile 2013

Il grande spreco della Giunta Muraro: Villa Dariol torna ai privati



 
Grande fallimento della Giunta Provinciale di Treviso. Villa Dariol,donata alla Provincia perché la destinasse a scopi sociali, ritorna ai proprietari perché in otto anni la Giunta è stata incapace di trovare una soluzione.
La Provincia ha ricevuto in donazione nel 2004 (perfezionata nel 2005) un complesso immobiliare a Rovarè di San Biagio di Callalta,denominato Villa Dariol e composto da una villa di tre piani di metà '800, un mulino, due edifici residenziali, un barco e tre stalle. La donazione, come da volontà testamentarie del sig. Dariol, era subordinata al fatto che la Provincia trovasse per il complesso un utilizzo a fini sociali: in particolare prevenzione, cura e studio in campo oncologico e interventi assistenziali, educativi e riabilitativi per anziani e disabili.
Nel corso di questi anni, la Provincia solo nel 2009 arriva alla stipula di una concessione trentennale in favore di due associazioni, con lo scopo di sistemare il complesso (1.972.500 euro per il restauro), insediarvi delle famiglie disposte a risiedervi condividendo degli spazi comuni, e affiancarvi una struttura di accoglienza per disabili e a minori e persone con disagio sociale, con la prospettiva di ospitare in futuro istituti per l'assistenza di malati terminali.Nel 2011, si apprende solo ora, la parte sociale del progetto viene meno, e con essa la disponibilità della vedova del donatore a un progetto che non comprenda le finalità volute dal marito.
La Giunta non informa di questo il Consiglio Provinciale e cerca inutilmente l'intervento della Regione.
A questo punto, scaduti i 7 anni che il donatore aveva dato di tempo alla Provincia per realizzare il progetto, lunedì scorso la Giunta ha deliberato la restituzione agli eredi del complesso immobiliare.
Tramonta così una opportunità che la Provincia si è dimostrata del tutto incapace di cogliere per realizzare una struttura a sostegno di quella parte di popolazione che oggi viene anche vessata dai continui tagli che il Governo e la Regione intendono effettuare a carico dei servizi. Una gestione fallimentare della vicenda, che la Giunta ha inteso gestire in proprio ed evidentemente senza la capacità di coinvolgimento e di coordinamento dei tanti possibili interlocutori che potevano essere convocati per la realizzazione del progetto sociale pensato dal donatore. Non si poteva forse, in questi otto anni, cerca un coinvolgimento di Fondazione Cassamarca, prima che la crisi le svuotasse le casse ? Non avrebbe fatto meglio la Provincia a cercare il maggior coinvolgimento pubblico possibile di Enti e Associazioni, anziché gestire le cose in incontri privati, evitando anche il coinvolgimento dell?Assemblea elettiva che rappresenta i territori e i cittadini trevigiani ? Il rammarico è che a pagare questo fallimento sarà la collettività trevigiana, alla quale è stata tolta una possibilità che le era stata generosamente offerta.
 

Ancora poca chiarezza sulla Associazione Ciclismo di Marca


Nel consiglio provinciale di martedì scorso è andata in onda l’impreparazione dell’Amministrazione Provinciale. Si discuteva della proposta di scioglimento dell’Associazione Ciclismo di Marca. Il provvedimento era già passato in commissione, e in quella sede erano stati chiesti chiarimenti sul giro di denaro pubblico transitato per quella associazione, che l’Assessore aveva assicurato sarebbero stati dati in Consiglio. E invece in Consiglio non è avvenuto nessun chiarimento. Il punto è:  quanti soldi ha gestito questa associazione, quanti ne ha messi la Provincia, come li ha gestiti, a chi vanno i soldi residui al momento dello scioglimento ?
Nella discussione abbiamo ricordato come la Associazione avesse gestito un contributo statale di 500.000 euro, qualche anno fa, ma la Giunta ha detto di non saperne niente. Abbiamo ricordato come la Provincia ci avesse messo di suo ben 290.000 euro, per realizzare i mondiali di ciclocross a Le Bandie, ai quali erano destinati pure i 500.000 gestiti dalla Associazione di Dussin. Ma la Giunta ha affermato che non risulta. 
Per non parlare dei 30 milioni di contributo statale che furono assegnati alla Associazione per la realizzazione del velodromo e che, dopo il nulla di fatto sulla questione, sono ora nella disponibilità della Federazione Ciclistica (cosa evidentemente molto più corretta e limpida, rispetto ad una associazione composto solo di amministratori leghisti)
A questo punto abbiamo chiesto una verifica da parte degli uffici e che venga relazionato al Consiglio.
Di fronte all'atteggiamento dell’Amministrazione, e dopo la bocciatura della maggioranza della proposta di rinvio della votazione al successivo consiglio provinciale, tutte le minoranze hanno scelto per protesta di non partecipare alla votazione.

giovedì 4 aprile 2013

Casello A 27 Santa Lucia di Piave

Abbiamo chiesto la convocazione della 2° Commissione Viabilità per portare alla attenzione del Consiglio Provinciale il progetto della costruzione del nuovo casello autostradale sulla A27 e la relativa viabilità di collegamento a carico della  Provincia di Treviso. 
Un intervento che è oggetto da giorni di varie prese di posizioni da molte parti .
Un impatto ambientale che provoca un ulteriore consumo di terreno agricolo per la costruzione di una nuova uscita autostradale in un tratto dove già ne esistono tre su circa 30 Km di autostrada.
Chiediamo chiarezza in quanto nell'area indicata nel progetto del casello , vi è anche una ampia disponibilità di materiale nelle cave presenti , anche secondo i dati riportati dal PRAC ( Piano Regionale Attività di Cave ), alcune anche limitrofe al nuovo intervento . I dati riportati infatti, individuano un nuovo insieme di materiale estrattivo proprio nell'area posta tra i centri abitati limitrofi al fiume Piave e Mareno di Piave . 
Non desideriamo che alla fine si costruisca un nuovo casello autostradale con annessa viabilità di collegamento  per essere  un semplice sistema viario asservito alla attività di qualche famelico cavatore. 
Non vogliamo essere monotoni , ma il nostro territorio vanta una già ampia e notevole attività estrattiva che ha permesso per molti anni ai vari cavatori, spesso grandi sponsor della lega nord, grandi e notevoli guadagni. 
Leggendo anche le motivazioni della Provincia  , si parla di una necessità strategica per uno sviluppo economico di un territorio , la cui  storicità ed importanza  parte anche da un ordine del giorno votato nel lontano 1969 dal Comune di Mareno di Piave . Pensiamo che i tempi sono cambiati , anche e sopratutto a causa della crisi e certamente non è aumentando i chilometri di asfalto e cemento , si possa far rinascere la nostra economia . Forse puntando  sulla salvaguardia e sulla protezione e anche sulla riqualificazione  urbana dell'esistente , che si può dare un vero impulso ad un sviluppo ed una crescita sostenibile anche da un punto di vista ambientale. 
Pensiamo che il sistema viario già presente nella zona , possa essere sufficiente e che la Provincia di Treviso possa destinare ad altre priorità ben più urgenti , la somma inserita nel piano delle opere pubbliche dedicato alla costruzione del sistema di collegamento dal casello di Santa Lucia , e che lo stesso sia anche inutile.
Chiediamo a questo punto che vi sia una giusta discussione per portare alla luce in modo chiaro e trasparente , tutte le varie posizioni coinvolgendo in questo tutti i portatori di interessi coinvolti. Cittadini , Associazioni Ambientaliste e  tutti i Comuni della zona oggetto dell'intervento.
Considerando che il vero metro per la costruzione di una opera pubblica sia sempre quello di valutare attentamente i costi associandoli ai reali benefici per il nostro territorio.