Disoccupazione,
precariato, contrazione dei consumi, rapida crescita della povertà,
dilatazione delle zone di vulnerabilità della stessa sfera emotiva
di persone che molto spesso oggi portano a tragiche
conseguenze, hanno reso drammatica la crisi economica,
alimentata dalla politica del governo Berlusconi, e che ha ricevuto
il colpo di grazia da Monti, il proconsole insediato in Italia
dalla Merkel per realizzare l’austerità fiscale. Una politica di
austerità, fatta di drastici tagli delle spese e di un aumento
delle tasse, perverso, perché ha infierito solo sui ceti
più deboli, della quale si era innamorata l’Europa,
Un’austerità miope, al
servizio dei poteri forti, che oggi, da quegli stessi che l’hanno
voluta ed imposta, è considerata fallimentare. La stessa Commissione
europea che l’ha imposta, oggi ammette di aver sottovalutato i
danni che avrebbe provocato, mentre ieri è rimasta sorda al
richiamo di quanti mettevano in guardia che il taglio delle spese e
l’aumento della pressione fiscale avrebbe finito per aprire
ulteriori ferite ad economie depresse che già stavano attraversando
gravi difficoltà, avrebbe portato alla scomparsa di migliaia di
aziende, contratto la domanda di beni e servizi, avrebbe fatto
esplodere la disoccupazione, avrebbe reso incerta la speranza nel
futuro di milioni di giovani.
E in questo scenario, che
oggi pesa come una cappa di piombo sui ceti meno abbienti, sulle
imprese, sui giovani, sui pensionati, su un paese dove si sono
fortemente indebolite le regolazioni collettive e la protezione
sociale, sono entrate prepotentemente in scena le stringenti
regole di bilancio imposte dall’Europa la cui applicazione, secondo
l’opinione diffusa degli economisti, genera conseguenze
estremamente negative sull’Italia. Il governo Monti, con l’appoggio
dei due terzi del parlamento, le ha materializzate, inserendo perfino
il patto di stabilità nella Costituzione, ignorando quanto
esso sia dannoso e sbagliato.
Lo Stato e le
amministrazione pubbliche non possono, infatti, spendere più
di quanto incassano in un contesto in cui molti enti locali
indebitati sono stati messi dalla legge, che ha sostanzialmente
sospeso la loro autonomia finanziaria, di fronte a due alternative, o
tagliare i servizi pubblici, oppure aumentare le tasse. Con quali
conseguenze? Un ulteriore impatto negativo sui cittadini, che è
durissimo per le fasce dei meno abbienti e che ha generato un
disagio sociale che mette in discussione nell’individuo perfino le
stesse certezze esistenziali. Di fronte a situazioni economiche
insostenibili, molte persone, infatti, trovano nel suicidio l’unica
via di uscita. La perdita del posto di lavoro, le difficoltà
di saldare i debiti sono le ragioni che nello corso anno 89
persone hanno deciso di chiudere con questa vita. Sono i suicidi
della crisi.
E la regione italiana, che
è più colpita da queste tragedie, è proprio il Veneto dove la
crisi economica fa strage di imprenditori e persone licenziate o che
non riescono a trovare lavoro.
In questo scenario di
fragilità sociale, le forze politiche hanno il dovere, con umiltà,
di farsi carico delle proprie responsabilità; debbono dire con
chiarezza che l’austerità, il patto di stabilità danneggiano
inesorabilmente i cittadini, rende impotenti le
amministrazioni locali per affrontare un qualsiasi nodo della
crisi e che perciò il loro dovere prioritario è quello di agire per
allentare la morsa che tiene in ostaggio del patto di stabilità i
diversi miliardi che sono nelle casse degli enti locali, ma che non
possono essere spesi, non possono essere utilizzati per realizzare
opere pubbliche, creare posti di lavoro, mantenere i servizi ai
cittadini.
Gli amministratori locali,
che sono i primi sensori di questo diffuso malessere perché
partecipi quotidianamente della vita dei cittadini, possono
svolgere un ruolo strategico perché sono la prima e più
diretta istanza su cui si riversano le attese e le speranze dei
cittadini.
Perciò la nostra
Provincia deve assumere concrete iniziative per un attivo e fattivo
contributo di solidarietà sociale per prevenire, alleggerire, farsi
carico delle forme di disagio sociale connesse alla crisi
economica e occupazionale.
Secondo gli ultimi ultimi
dati diffusi dall’ISTAT sulla POVERTA’ IN ITALIA anno 2011,
l’11,1% delle famiglie italiane è relativamente povero (per un
totale di 8.173 mila persone) di cui il 4,3% delle famiglie
venete. Sempre secondo questi dati, il 5,2 % (3.415 mila persone) lo
è in termini assoluti (il 3% circa residente in Veneto ). La soglia
di povertà relativa, per una famiglia di due componenti è
pari a 1.011,03 euro al mese.
Sono cifre allarmanti che
purtroppo fotografano quella che era la realtà del 2011, mentre lo
scorso anno, definito “annus horribilis”, la situazione è
nettamente peggiorata e oggi, come dicono tutti gli indicatori, è
in drammatico progress. La Provincia non può e non deve,
perciò, restare inerte, non può essere solo spettatrice
“dolente” e impotente, ma deve assumere un ruolo importante per
andare incontro, nei limiti delle sue competenze, alla
drammatica “emergenza” che si registra, anche nella nostra
provincia, dove aumentano in maniera esponenziale le aziende che
chiudono, il numero dei disoccupati e, purtroppo anche i suicidi
della crisi. Situazione che è stata già evidenziata nelle audizioni
della Caritas Provinciale e di altre Associazioni di assistenza
laiche che hanno messo in evidenza con chiarezza, le reali necessità
di un aiuto economico urgente e concreto.
Una iniziativa, che
valorizzerebbe il sentimento di solidarietà sociale dell’intero
Consiglio Provinciale, è quella del Microcredito per i lavoratori
dipendenti, pensionati, ex lavoratori dipendenti e studenti
lavoratori ed imprenditori . La forma di sostegno già esiste nella
Provincia di Treviso ma è finanziata con una somma esigua (circa 50
mila euro) e che è limitata alla categoria degli imprenditori ed ex
e in un numero molto esiguo di utilizzatori.
E’ urgente,
invece, che venga istituito un fondo di Microcredito di 500.000 euro,
in convenzione con un Istituto di Credito, disciplinato da un
apposito regolamento del Consiglio provinciale, che conceda
piccoli prestiti “sociali” restituibili in due-tre anni con
piccole rate, flessibili per quanto riguarda le scadenze e senza
l’onere degli interessi. Le restituzioni andrebbero ad alimentare
il fondo consentendo ad altri di potervi accedere. Sarebbe una mano
tesa a chi ha bisogno.
Un’altra iniziativa
di solidarietà sociale è l’istituzione di un fondo Anticrisi, di
1.000.000 Euro, gestito direttamente dalla
Provincia per il finanziamento degli Enti di Assistenza di
volontariato maggiormente presenti nella Provincia di Treviso e
regolato da un apposito bando da istituire entro l’anno corrente.
Il relativo finanziamento si otterrebbe dalla dismissione di n.
229.472 azioni della SAVE Spa, riducendo di fatto del 50% la
partecipazione della Provincia nella compagine azionaria della
Società Aeroporti Venezia.
Una
buona proposta da affiancare al numero verde regionale potrebbe
essere anche la realizzazione di percorsi di “ Auto Mutuo
Aiuto “ sul esempio di quelli appena creati a Milano attraverso
un accordo tra l'assessorato alle Politiche del Lavoro del Comune e
la Camera del Lavoro. Si tratta di realizzare dei percorsi di
supporto alle persone che perdono il lavoro. Spazi di confronto e
dialogo per sostenere anche psicologicamente le persone disoccupate ,
inoccupate od in cassa integrazione con lo scopo di potenziare i
servizi di riqualificazione professionale e di ricerca attiva del
lavoro già operanti presso le sedi comunali.
Nello
specifico, la perdita del lavoro provoca forme di depressione che
rendono più complessa anche la ricollocazione sul mercato. L'auto
mutuo aiuto si è rivelato un utile strumento per mettere le persone
in difficoltà lavorativa nella giusta condizione psicologica e
coglie un bisogno diffuso, quello cioè di farsi carico di un
malessere crescente, e rende più efficaci gli altri strumenti del
mercato del lavoro.
I gruppi ospiteranno persone selezionate attraverso la banca dati del Servizio supporti attivi per il lavoro o indicate dai sindacati. E' previsto anche l'invio di candidati da associazioni e agenzie della rete con cui il Comune collabora abitualmente. Il settore lavoro metterà a disposizione delle operatrici, con competenze di ascolto attivo, per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro dei soggetti partecipanti.
I gruppi ospiteranno persone selezionate attraverso la banca dati del Servizio supporti attivi per il lavoro o indicate dai sindacati. E' previsto anche l'invio di candidati da associazioni e agenzie della rete con cui il Comune collabora abitualmente. Il settore lavoro metterà a disposizione delle operatrici, con competenze di ascolto attivo, per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro dei soggetti partecipanti.
Nessun commento:
Posta un commento